di Chiara Dilucente
Ci siamo: è arrivato il giorno in cui il pezzo di razzo diretto contro la Luna dovrebbe aver terminato il suo viaggio, con l’impatto finale contro il nostro satellite. Nel momento in cui scriviamo, infatti, il detrito spaziale, di cui si ignorano le origini, ancora dibattute (inizialmente si pensava fosse una parte di un razzo SpaceX, poi di un razzo cinese), avrebbe già colpito la superficie nascosta della Luna, in quanto la collisione era prevista dagli astronomi per le 13:25, ora italiana, di venerdì 4 marzo.
Non essendo possibile visualizzare l’impatto con i telescopi da Terra, gli scienziati sperano di riuscire a studiare il cratere generato dalla collisione (che si stima misurerà 10-30 metri) e la polvere lunare da esso sollevata, in modo da chiarire qualcosa in più sugli impatti spaziali e da avere più strumenti per affrontare il problema dei rifiuti spaziali, che nel prossimo futuro diventerà sempre più pressante.
La storia del razzo diretto contro la Luna
È l’epilogo di una storia iniziata due mesi fa: lo scorso gennaio, infatti, Bill Gray, astronomo indipendente specializzato nel monitoraggio di asteroidi, ha individuato per la prima volta un oggetto misterioso del peso di circa tre tonnellate che sfrecciava nello Spazio alla velocità di quasi diecimila chilometri orari, diretto contro la Luna.
Si tratterebbe di un pezzo di razzo, un residuo scartato da una missione spaziale, senza sufficiente carburante per tornare sulla Terra: insomma, un vero e proprio rifiuto. Questa vicenda ha evidenziato il problema dei rifiuti spaziali, ovvero tutti quei detriti che provengono dalle missioni spaziali, sia quelli che orbitano attorno alla Terra, appena oltre l’atmosfera terrestre, oppure quelli molto più lontani, fino a 58.000 chilometri di distanza.
Per quanto riguarda questi ultimi, al momento non sono osservati da nessun programma spaziale ufficiale, perché il monitoraggio è costoso e i rischi per gli esseri umani bassi. Per questo sono gli astronomi volontari che vanno alla ricerca dei rifiuti spaziali, tracciando le loro traiettorie in base a misurazioni indipendenti, stime e calcoli numerici.
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www.wired.it
2022-03-04 16:00:00