Le multe non sono ancora state comminate, ma l’esito è abbastanza scontato – a meno che Elon Musk non decida all’improvviso di agire con una certa decisione nei confronti della disinformazione, cosa improbabile – e i legislatori della Ue hanno già iniziato ad alzare il livello scontro, rendendo noto che la multa potrebbe rappresentare non il 6% del fatturato di X (circa 2,5 miliardi nel 2023, anche le stime variano molto), ma il 6% del fatturato di tutte le imprese di Elon Musk (quindi anche di SpaceX, visto che Neuralink, xAI e Boring Company non generano ricavi e Tesla è esclusa in quanto quotata in borsa).
Non è tutto, perché lo scorso agosto l’esponente sempre del blocco liberale Sandro Gozi (italiano, ma eletto in Francia con il partito di Macron) aveva dichiarato che “se Elon Musk non si adeguerà alle regole europee, la Commissione chiederà agli operatori continentali di bloccare X o, nel caso più estremo, imporrà il totale smantellamento della piattaforma dai territori dell’Unione Europea”.
La Ue chiede insomma a Elon Musk di agire con più fermezza nei confronti della disinformazione, della violenza e delle teorie del complotto, e di rafforzare le squadre di moderatori. Almeno per il momento, però, Musk sembra intenzionato a procedere lo scontro, attendendo anche di vedere se il “suo” candidato Donald Trump vincerà la corsa alla Casa Bianca, il che potrebbe fornirgli maggior potere negoziale (Musk dovrebbe infatti entrare nel gabinetto di Trump).
La campagna
E se fossero invece i cittadini europei a chiedere, dal basso, di farla finita con X e con Elon Musk? È quella che si augura la campagna “Ban X in EU”, che a questo scopo ha lanciato una raccolta firme per chiedere proprio questo: la messa al bando definitiva di X dal suolo europeo. “Questa piattaforma è diventata terreno fertile per disinformazione, incitamento all’odio e abusi che minacciano i proprietà di inclusività e verità nella nostra società”, si legge sul sito. “X viene sempre più sfruttata come strumento per diffondere disinformazione su questioni critiche, tra cui dibattiti politici, cambiamenti climatici e uguaglianza sociale. La disinformazione non solo inganna l’opinione pubblica, ma mina anche la fiducia nelle istituzioni democratiche”.
Leggi tutto su www.wired.it
di Andrea Daniele Signorelli www.wired.it 2024-11-03 05:30:00 ,