L’urlo dei teleimbonitori: l’arte del saper vendere in tv

L’urlo dei teleimbonitori: l’arte del saper vendere in tv

La tv italiana degli anni Ottanta era intrisa di televendite, il suo palinsesto era scandito da programmi vetrina e teleimbonitori pronti a vendere di tutto, al ritmo di “D’accordo” oppure “Quindi…”.

Un’epoca che non possiamo rivivere oggi perché i tempi sono cambiati, soprattutto con l’avvento dei social che ormai costituiscono il vero fulcro della pubblicità e delle sponsorizzazioni.

E gli odierni “venditori online” sono diventati a tutti gli effetti gli influencer di nuova generazione.

Con l’uscita su Netflix della docuserie Wanna, però, è stato rievocato il periodo d’oro della televendita e abbiamo avuto l’occasione di gustare ancora qualche perla promozionale della sua regina indiscussa: Wanna Marchi.

Si sono riaccesi i riflettori sul caso giudiziario che ha travolto la Marchi, insieme alla figlia e compagna di vendite Stefania Nobile, ma soprattutto sulla sua singolare storia all’interno della televisione italiana.

L'urlo dei teleimbonitori: l'arte del saper vendere in tv
Wanna Marchi e Stefania Nobile

D’accordo con Wanna

Wanna, la teleimbonitrice per eccellenza, si è trovata al posto giusto nel momento giusto e grazie alla sua frizzante personalità, ha saputo sfruttare il flusso di successo delle emittenti private negli sfavillanti anni Ottanta.

Feroce nemica del lardo è riuscita a cucirsi addosso un personaggio tanto strambo quanto amato, fondando un impero proprio grazie alle sue televendite sfrontate e gridate.

L’invenzione della crema per il corpo che avrebbe aiutato gli spettatori a dimagrire fu una trovata geniale, ai limiti del raggiro: lo scioglipancia entrò nelle grazie degli italiani prima ancora che nelle loro case.

Ma Wanna ha saputo reinventarsi anche nel corso del tempo, arrivando a vendere i numeri fortunati da giocare al lotto e la buona sorte. La parlantina non le manca di certo, se la si unisce poi a quel fare arrogante e alla simpatia romagnola dalla giusta strafottenza, si ottiene una combinazione vincente, capace di fare breccia nei cuori speranzosi di molti telespettatori.

Quel “D’accordo?” urlato con una voce strozzata ma acuta, è diventato una parola d’ordine ma soprattutto una canzone, di cui esiste solo una copia del disco. Un capolavoro trash dall’incipit wannamarchiano “Signori miei, la vita è una cosa meravigliosa e allora divertiamoci, d’accordo?!”, che prosegue con un insieme di frasi sconnesse e ipnotiche.

Wanna Marchi sapeva come catturare l’attenzione dei telespettatori, puntando sulle loro fragilità e debolezze, ma soprattutto proponendo delle soluzioni innovative e truffaldine.

Accattivante, scaltra e spietata: aggettivi che non si possono non associare a lei e che l’hanno resa un personaggio pubblico tanto amato quanto odiato, soprattutto in seguito alle vicende giudiziarie che l’hanno vista coinvolta.

L’affanno travolgente del Baffo

Lei non era l’unica perché i televenditori hanno calcato il palco del piccolo schermo per decenni, dominando il nostro etere e spopolando anche in programmi d’intrattenimento o film, ma soprattutto nella nostra memoria.

Un altro importante volto dei della televendita dell’epoca è Roberto da Crema, detto il Baffo per via dei suoi spessi baffi neri.

Il suo marchio di fabbrica era la sua voce roca da gran fumatore, sincopata da un’asma costante che gli aspirava l’inizio di quasi tutte le parole. Grazie alla sua verve e al concitamento dei suoi gesti il Baffo è riuscito a vendere di tutto sulle tv regionali e nazionali: camicie, orologi, tute dimagranti e idromassaggio.

Il suo stile irascibile e urlato ha stregato gli spettatori e lo ha reso un’icona pop, spesso citato e imitato: nel 1999 uscì anche un film sulla sua vita, Per caso, dagli esiti sfortunati.

In seguito a problemi finanziari e legali, Roberto da Crema ha partecipato ad alcuni programmi tv senza però catturare l’attenzione dello spettatore. Privato ormai della sua presenza scenica, rimarrà per sempre legata alle sue televendite e impressa nella memoria catodica degli italiani.

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Roberto da Crema

L’Orlando furioso

Un altro pilastro di Telemarket è stato Alessandro Orlando, figlio di un gallerista, che arrivò sulla rete commerciale a metà degli anni Novanta e si servì della sua ars oratoria per vendere “tutto ciò che gli altri non vendono”.

Un vero e proprio showman che puntava tutto sul valore emotivo dei prodotti e delle opere che vendeva: abbracciava le statue, si lanciava a terra e testava la qualità dei tappeti sdraiandosi sopra.

Il suo temperamento istrionico e impulsivo ipnotizzava i telespettatori che intasavano le linee telefoniche.

Telemarket è stata fondata da Giorgio Corbelli agli inizi degli anni Ottanta, intercettando gli esordi di una tv commerciale e utilizzando le televendite come espediente per riempire gli spazi vuoti tra i programmi. Si trattava del primo canale di sole televendite d’arte e antiquariato che aveva l’obiettivo di “interessare all’arte contemporanea un pubblico vasto ed eterogeneo in termini di fascia d’età, estrazione sociale e livello culturale”.

Alessandro Orlando è stato uno dei volti più noti e amati di questo canale, con il suo fare sornione vendeva quadri di Athos Faccincani, ma anche posate d’argento e infine tappeti persiani.

Gli italiani che chiamano non volevano l’ennesima copia spacciata per pezzo unico ma la performance del televenditore, davvero unica.

Molti di voi ricorderanno l’enfasi di Orlando nel presentare le opere, memorabile l’eloquio sulla serigrafia di Mario Schifano dal titolo Energia, nel quale tesseva le lodi dell’esponente italiano della pop art.

L'urlo dei teleimbonitori: l'arte del saper vendere in tv
Alessandro Orlando

Oppure la leggenda narrata per vendere un tappeto Keshan, totalmente inventata, secondo la quale si trattava di “un tappeto imperiale fatto dal figlio del sole per il sultano di Persia”. I video delle sue televendite hanno raggiunto tantissime visualizzazioni su YouTube, pur essendo datate, perché ciò che intriga di Alessandro Orlando è la sua capacità di inventare storie sul momento, ma anche quel vezzo di rendere ogni televendita uno spettacolo teatrale.

La sua particolarità era la passione, reale per l’arte, che lo rendeva accattivante agli occhi degli spettatori e minaccioso nei confronti della telecamera. Quando alzava il tono della voce suadente e profonda al termine di un discorso pronunciava il suo “Quindi?”, in un climax di intensità, e i telefoni cominciavano a squillare.

Il grido fatale

Questi personaggi sono diventati protagonisti di meme, video rievocativi e nostalgiche community di fan che si trovano nei meandri del web e dei social.

Citazioni e movenze che li hanno resi iconici, catalizzatori di interesse, per le vecchie e le nuove generazioni di utenti (della tv prima e dei social dopo).

Ma cosa, esattamente, li ha consacrati come divi dell’intrattenimento? Quale caratteristica ha travolto e affascinato milioni di italiani?

L’urlo.

Un suono ammaliante e al tempo stesso disturbante, un richiamo irresistibile per l’uomo, che lo ha svegliato dal torpore della fruizione passiva del medium televisivo.

L’arte del saper vendere nella tv degli anni Ottanta è convogliata nell’urlo.

Le alte frequenze delle grida dei nostri protagonisti sono riuscite ad attirare l’attenzione degli spettatori e a convincerli a comprare qualsiasi cosa. La persuasione ha colpito nel segno! La mente degli italiani non era abituata ai toni aggressivi e impetuosi dei televenditori, perché la tv fino ad allora era stata il luogo del perbenismo e dell’educazione, dove regnavano i toni pacati.

Lo spaesamento di fronte al carattere isterico delle televendite e alla potenza verbale dei televenditori ha fatto sì che moltissimi spettatori si trovassero in uno stato quasi estatico. Inebetiti di fronte alle ipnotizzanti performance di Wanna Marchi la mattina e di Alessandro Orlando la sera.

Sedotti e manipolati da queste esibizioni teatrali, che custodivano al loro interno, però, molte delle più bieche strategie di marketing e doti retoriche.

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di Veronica Cirigliano
www.2duerighe.com
2022-11-30 11:58:11 ,

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