Francesco De Bartolomeis, decano dei pedagogisti italiani, che negli anni Settanta ebbe un ruolo decisivo nella nascita delle scuole a tempo pieno, è deceduto a Torino all’età di 105 anni. L’annuncio della scomparsa, avvenuta il 29 giugno, è stato dato ad esequie avvenute dalla nuora, l’ex senatrice del Pd Vittoria Franco, che dell’illustre pedagogista aveva sposato il figlio Paolo De Bartolomeis, docente di matematica all’Università di Firenze, deceduto all’età di 64 anni nel 2016.
Francesco De Bartolomeis, nato a Pellezzano (Salerno) il 20 gennaio 1918, è stato docente di pedagogia nell’Università di Torino dal 1956 al 1988, di cui era professore emerito. Si è occupato, fra l’altro, dei problemi della scuola attiva, di psicopedagogia dell’infanzia e dell’adolescenza, di riforma della scuola. Grazie alla sua vasta conoscenza della storia della pedagogia, negli anni Cinquanta e Sessanta lavorò molto per far conoscere in Italia i più importanti studiosi europei e nordamericani facendoli pubblicare dagli editori con cui collaborava (Loescher e Nuova Italia in particolare).
De Bartolomeis ha dato un contributo determinante al rinnovamento della pedagogia italiana sia attraverso i suoi studi e le sue pubblicazioni che attraverso la concreta realizzazione di proposte pedagogiche. Negli anni Settanta all’università realizzò un’importante sperimentazione di laboratori didattici finalizzati a integrare lo studio teorico della pedagogia. Il sistema dei laboratori non venne proposto come semplice accompagnamento delle attività scolastiche ma puntò a diventare l’ossatura della scuola stessa. La proposta del sistema dei laboratori contribuì a dare contenuto metodologico alla nascente scuola tempo pieno mentre fuori della scuola indicò vie nuove ai servizi educativi territoriali.
Francesco De Bartolomeis si laureò all’Università di Firenze dove fu allievo del pedagogista Ernesto Codignola. Fu Benedetto Croce a sostenere la pubblicazione del suo primo libro, “Esistenzialismo e idealismo” (Riccardo Ricciardi, 1944). Dopo la laurea fu avvicinato da Adriano Olivetti che lo aveva notato per alcuni suoi articoli pubblicati sulla rivista “Il Ponte” diretta da Piero Calamandrei e iniziò così a collaborare alla rivista “Comunità”. Dopo una breve parentesi di insegnamento a Firenze, Francesco De Bartolomeis si trasferì all’Università di Torino nel 1956, dove cominciò anche a tradurre per la dimora editrice Loescher tutti gli autori più innovativi in campo pedagogico e teorizzò la sua maggiore intuizione: la pratica del lavoro di gruppo. Negli stessi anni un gruppo di studio sulle tecniche Freinet da lui avviato portò all’apertura della sede torinese del Movimento di Cooperazione Educativa. Nel 1968 pubblicò il primo libro italiano di pedagogia dedicato alla scuola dell’infanzia, “Il bambino dai tre ai sei anni” (La Nuova Italia), proprio nell’anno in cui la legge 444 la istituiva a livello nazionale.
Nel 1975 il Partito Comunista torinese lo candida come indipendente in consiglio comunale: in accordo con l’assessore all’istruzione Gianni Dolino avviò l’iniziativa del tempo pieno e delle mense scolastiche nelle scuole torinesi.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2023-07-02 13:58:57 ,torino.repubblica.it