La frattura dentro il Movimento 5 Stelle tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio è insanabile. Così, il ministero degli Esteri ha deciso di compiere il passo conseguente: la creazione di gruppi parlamentari autonomi. L’iniziativa è già partita con la raccolta delle firme da parte dei deputati e senatori vicini a Di Maio. Le adesioni tra Camera e Senato sono oltre 45. C’è già il nome: “Insieme per il futuro”.
Al Senato l’ostacolo del regolamento per nuovi gruppi
In base al regolamento della Camera per costituire un gruppo a Montecitorio servono 20 deputati. Al Senato la strada è più complicata: per la costituzione di un gruppo parlamentare servano almeno dieci senatori ma l’articolo 14 del regolamento dice che i gruppi devono «rappresentare un partito o movimento politico che abbia presentato alle elezioni del Senato propri candidati con lo stesso contrassegno, conseguendo l’elezione di senatori».
I nomi di chi passerà con Di Maio
I deputati pronti a seguire l’ex capo politico sarebbero 35. Tra questi vengono l’ex sottosegretario Gianluca Vacca, Sergio Battelli, Alberto Manca, Caterina Licatini, Luigi Iovino, Vincenzo Caso, Davide Serritella, Daniele Del Grosso, Paola Deiana e Filippo Gallinella. Anche la deputata Elisabetta Barbuto starebbe accarezzando l’idea di lasciare il Movimento per seguire Di Maio, che la scelse candidandola al collegio uninominale di Crotone.
Al Senato potrebbe seguire il ministro degli Esteri almeno 11 senatori, tra cui Emiliano Fenu, Fabrizio Trentacoste e Antonella Campagna, oltre a Vincenzo Presutto, Primo Di Nicola e Simona Nocerino.
La rottura
La profonda rottura tra Giuseppe Conte e Di Maio finisce così per precipitare il M5s in una scissione. Un’eventualità che fino a poche prima sembrava congelata. Il consiglio nazionale del Movimento, che fa capo al presidente Conte, non aveva chiesto l’allontanamento Di Maio nonostante le «recenti dichiarazioni del ministro sulla linea di politica estera M5s» siano state “esternazioni” che «distorcono le chiare posizioni» assunte a maggio e «oggi integralmente ribadite, sempre all’unanimità», come si leggeva nel comunicato finale diffuso l’organismo dei Cinque Stelle.