Le posizioni sono inequivocabili e sembrano indicare il passo d’addio. E arrivano direttamente da due dei cinque vice di Giuseppe Conte, presidente del M5s. Sono Riccardo Ricciardi e Michele Gubitosa, con interviste a La Repubblica e La Stampa, a mettere nero su bianco la gravità della spaccatura interna ai Cinque Stelle. Per il primo, Luigi Di Maio è “da tempo un corpo estraneo” e sta “facendo un percorso personale” che “lo pone al di fuori” dal Movimento. Gubitosa, invece, parla di “punto di non ritorno” e afferma che il ministro degli Esteri “ha pianificato la sua uscita”, definendo “fango” le sue esternazioni, “guerra personale” quella che sta portando avanti, e concludendo: “Mi sto domandando se possiamo ancora consideralo un ministro in quota Cinquestelle”.
La divergenza nell’aria da tempo si consuma attorno alla bozza di risoluzione sull’invio di armi in Ucraina, che per Di Maio allontana l’Italia dall’ancoraggio alla Nato e all’Unione Europea. “Conte da premier e anche adesso ha sempre rivendicato un forte rispetto della Ue e dell’Alleanza atlantica. Si tratta quindi di un attacco strumentale ed è grave che Di Maio utilizzi la sicurezza del Paese per attaccare i 5 Stelle”, spiega Ricciardi. “Il Papa è filorusso o putiniano? Non mi pare, eppure anche lui ha posto il tema – aggiunge – Non si tratta di essere anti-atlantici ma di provare a dare prospettive diverse alla Ue e alla Nato. Se due anni fa criticavi Trump eri anti-americano? Di Maio sta insultando la sua comunità politica”.
Per questo, sottolinea, “riteniamo occorra una profonda riflessione perché da tempo, per sua responsabilità, è un corpo estraneo al Movimento”, dice riferendosi al ministro degli Esteri accusandolo di aver intrapreso un “percorso personale che lo pone al di fuori dai 5 Stelle, un partito che sta facendo le proprie scelte votandole a stragrande maggioranza”. Parlando di un’eventuale espulsione del ministro degli Esteri dal Movimento Ricciardi dice che “personalmente ritengo che occorra prendere provvedimenti, magari coinvolgendo la rete o comunque il Consiglio nazionale”. E ricorda: “Da capo politico Di Maio ha espulso persone per cose molto, molto meno gravi”. Dopo le vicende del Quirinale, conclude, “a Di Maio si è dato il margine per rientrare nella dialettica interna, purtroppo per l’ennesima volta sta dimostrando che è difficile andare avanti così – conclude – Ora parla di partito dell’odio, a me fa specie che a dirlo sia chi dava del partito dell’elettroshock al Pd”.
Il Consiglio nazionale del Movimento, spiega un’altra vice di Conte, Alessandra Todde, potrebbe tenersi tra domenica e lunedì: “Se c’è l’ipotesi di mettere in discussione il ruolo di Di Maio nel Movimento? Non è quello il punto, ma le posizioni che sta prendendo lui pubblicamente senza confronto interno”. A suo avviso è “pretestuoso dire che la nostra forza politica può costituire un problema per la sicurezza nazionale”, “lo trovo gravissimo” e “parte di un percorso che si pone in contrapposizione con linea che il M5s sta portando avanti in questo momento”, dice a SkyTg24. Di “punto di non ritorno” parla anche Gubitosa, secondo il quale l’ex leader “ha pianificato la sua uscita dal Movimento Cinquestelle”. Conte, sottolinea, “ha avuto il consenso del 95% degli iscritti, ma evidentemente c’è qualcuno che, abituato a fare il capo politico quando era il solo a decidere, non riesce ad accettare che oggi il Movimento abbia una struttura democratica e dei luoghi in cui vengono condivise le linee”.
E definisce “inaccettabile il fango che getta sul Movimento” perché il M5s “non è stato mai anti-atlantista”. Secondo Gubitosa, è “gravissimo” che “un ministro inventi falsità sulle linee del suo partito e poi critichi quelle linee che lui stesso inventa”. Insomma: “Fa tutto da solo – prosegue – La cosa grave è che il ministro faccia allarmismo: pur di portare avanti una guerra personale contro i leader del partito ha creato un allarme nazionale dicendo che l’Italia è in pericolo. Può un ministro degli Esteri mettere in mezzo la sicurezza degli italiani pur di portare avanti una sua battaglia politica perché non ottiene ciò che vuole?”. Quindi una sorta di avviso: “Nelle ultime 24 ore da vicepresidente del M5s mi sto domandando se possiamo ancora consideralo un ministro in quota Cinquestelle”.
Dal lato opposto, il senatore Primo Di Nicola spiega che sulla risoluzione – una bozza che per la viceministra Alessandra Todde definisce “vecchia” – non è stato coinvolto nessuno: “Ne avevamo sentito parlare e per questo avevamo messo le mani avanti da giorni, chiedendo che non ci fosse un atto autonomo di questo tipo”. Si tratta di una risoluzione, dice Di Nicola, “che potrebbe spaccare la maggioranza, probabilmente far cadere il governo e disallineare l’Italia dalle sue alleanze decisive europee e atlantiche”. E avvisa: “Se si vuole portare l’Italia fuori dalle posizioni decisive in politica estera, è chiaro che non si può convivere, in gioco c’è il destino del Paese. Su un tema così nobile ci può essere anche una scissione”. Per il senatore nel M5s “purtroppo Proseguono ad emergere posizioni da terzomondismo e anti-americanismo d’annata. Magari solo per incassare nei sondaggi”.
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di F. Q.
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2022-06-19 09:43:41 ,