ma com’è davvero fare una vacanza a stelle e strisce?
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La vastità degli Stati Uniti offre molte scelte per le vacanze: ci sono due oceani ai lati più il golfo del Messico a Sud; centinaia di parchi nazionali, laghi, fiumi e chi più ne ha più ne metta. Ci sono infine le città: foreste di cemento e di persone sudaticce provenienti da tutto il mondo. E se tutto questo non basta, siamo a due passi dal Canada, dove pare che la gente sia generalmente molto più gentile, qualcuno parla addirittura il francese, proprio come in Europa.

Stessa spiagg…ah, no

Se un italiano sceglie di passare le vacanze sulle spiagge degli Stati Uniti, si prepari ad essere profondamente deluso. A parte alcune spiagge californiane o della Florida, che sono molto belle, ma lo Stato è governato da Ron Desantis, simile a Trump ma ancora più estremista, le coste americane sono un disastro. Non si sono ancora scoperte le gioie che gli stabilimenti balneari possono offrire, e già questo è un problema, perché prima di mettersi il costume, bisogna organizzarsi per portare panini, bibite, ombrellone, sedie, crema, asciugamani e tanta, tantissima pazienza. Si parcheggia sotto il sole cocente, su una lastra di cemento. Si scarica la mercanzia, sudando copiosamente, ma non si può fare il bagno, a meno che ci si ricordi di portare la muta. L’oceano, marroncino e pieno di alghe, è ghiacciato. Dico solo che l’Adriatico, in confronto, è come il mare dei Caraibi. Dopo la sudata fatta per organizzare l’accampamento, si rimane lì, a 35 gradi all’ombra, davanti a una schifezza di mare e con la netta sensazione di essere stati presi per il c**o. Prima di decidere di andare al mare, ricordiamoci che noi abbiamo la Sicilia, la Sardegna, la Puglia, la Calabria e tanti altri luoghi meravigliosi a portata di mano.

E la natura incontaminata?

Si può invece decidere di andare nei tanti parchi nazionali, che sono mantenuti molto bene e che offrono foreste, deserti, cascate, laghi da favola. Il più famoso, anche grazie all’orso Yoghi, è Yellowstone, 7769.964 chilometri quadrati immersi nella natura: foreste, laghi, vulcani, prati infiniti. Un ecosistema intatto e inesauribile. C’è anche il Gran Canyon, reso famoso dai film dei cowboy che sparano ai nativi, muniti solo di frecce, e da Thelma e Louise, che pur di sfuggire alla mediocrità maschile, scelgono la morte. Un paradiso arancione, patrimonio mondiale dell’Unesco, dopo Villa d’Este e gli infiniti vigneti del Piemonte. Sottolineo questo, per dire che non è che servono proprio i canyon per essere fighi.

Oltre a questo ben di Dio di natura, colori, profumi e acqua, questi luoghi così magici sono anche gli ambienti nativi di molti animali che non sempre vanno d’accordo con noi umani: oltre Yoghi, infatti, ci sono altri orsi meno simpatici (sì, anche i Grizzly). Si possono incontrare bisonti, serpenti timidi ma velenosi, coccodrilli lunghi come le file alla Posta, zanzare grandi come l’aereo con cui siete arrivati, insetti di ogni colore, forma e stazza e caratterino, coyote, leoni di montagna affamati, aquile che neanche i nazisti dell’Illinois, ragni sempre di cattivo umore grandi come la mano di Mike Tyson, lupi disgraziati. I turisti che arrivano dalla zona C di Milano, o da Prati a Roma, con le loro Superga e i loro pantaloni di lino stirati dalla mamma, devono far fronte a una natura che non hanno mai visto neanche agli Scout, neanche nelle enciclopedie che usavano alle elementari per fare le ricerche di scienza.

Due passi downtown?

Non restano dunque che le città, dove gli animali che si incontrano sono ratti, scarafaggi, scoiattoli, qualche tacchino selvatico e ancora troppi americani con le calze e le Birkenstock. In compenso, però, si trovano musei incredibili, ristoranti memorabili, negozi enormi, colazioni ipercaloriche e tanti, tantissimi turisti. Quasi ogni città ha una Chinatown e una zona italiana. Tutte hanno dei grattacieli da brividi, grandi parchi, dove si può trovare, oltre che un po’ di pace dal traffico cittadino, anche ogni tipo di droga, soprattutto dopo le diciannove. Se si potesse capovolgere e scuotere una qualsiasi città americana, si scoprirebbe un enorme arsenale di qualsiasi tipo di armi: il 44% degli americani possiede un’arma da fuoco.

In conclusione: statevene pure in Italia dove è vero, è più facile che ti rubino il cellulare o che ti freghino in qualche modo. Ma al limite, ci si può consolare un cono gelato crema e pistacchio come si deve, una gita sul Po o due settimane a Ponte di Legno, con albergo figo e pranzo incluso.



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di Marina Viola www.wired.it 2023-08-09 13:30:00 ,

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