La terza generazione di Apple Silicon per i Mac introduce infatti la nuova gestione della memoria per le GPU chiamata Dynamic Caching: in buona sostanza riducendo l’uso di memoria perché viene indirizzata solo quella effettivamente necessaria ai processi in corso. L’impatto, assieme ai nuovi rendering hardware, non è però limitata solo al comparto video. Infatti l’architettura dei SoC è basata sull’idea di unified memory, memoria unificata. Liberare dinamicamente la memoria usata per il rendering grafico (che oggi è presente ovunque: dall’interfaccia del sistema operativo ai siti web, e nei processori precedenti metteva sistematicamente l’ipoteca su quantità molto grandi di memoria) permette alla Cpu di sfruttare al massimo gli 8 Gb e avere un computer che nell’uso sembra in tutto e per tutto averne 16. È questo che, secondo noi, rende l’esperienza d’uso del MacBook Pro “base” con il minimo di memoria perfettamente accettabile nel 99% dei casi.
C’è anche un altro scenario di uso. Se si vuole comunque più memoria di lavoro ma non serve potenza pura, secondo noi il MacBook Pro 14 M3 “base” ha ancora senso, e si può acquistare più memoria Ram in fase di configurazione (anche se il prezzo diventa l’equivalente a quello del modello Pro) perché l’altro punto di forza di questo M3 “base” è la durata della batteria. I tre nanometri del Soc M3 “base” fanno davvero miracoli e, con prestazioni della Cpu/Gpu leggermente inferiori al modello Pro, si portano a casa quattro ore di uso in più. Sembra un MacBook Air ma con l’hardware di un Pro.
Se chi cerca questo tipo di computer per dotazioni e ha bisogno di più autonomia che non di potenza bruta, a nostro avviso è logico portare la memoria a 16 o 24 Gigabyte sul modello “base”. Il Pro aggiungerebbe comunque poco e casomai il salto di qualità per la potenza lo farebbe il Soc M3 Max, che però è in un’altra fascia di prezzo.
Conclusioni
Il nuovo MacBook Pro M3 risponde in maniera brillante alla domanda di cui vuole un computer con dotazione “Pro” sia per schermo e comparto audio che per disponibilità di porte che per solidità di performance sostenuta e grande autonomia. Abbiamo riscontrato un miglioramento netto delle prestazioni rispetto a M1 e, complici anche le temperature mediamente più basse di questo autunno, non si sono mai attivate in maniera percepibile le ventole: siamo riusciti a compiere attività molto diverse senza alcuna limitazione, compreso l’uso di alcune decine di pagine aperte con Safari, Chrome e Firefox. In tutti i test l’autonomia della batteria è stata sempre all’altezza delle stime, anche se bisogna calcolare che in un computer nuovo la batteria ha lo spunto migliore.
Certo, Apple poteva essere più generosa e darci l’opzione della scocca Nero siderale anche per il modello base (è riservata agli altri MacBook Pro) e soprattutto la terza Thunderbolt 4 sul lato destro (dove la sorte vuole si trovino sempre le prese elettriche) ma non si può avere tutto dalla vita. E quattro ore di batteria in più, secondo noi, valgono ben qualche piccolo sacrificio.
Alla fine, MacBook Pro 14 M3 si è rivelato un tutto fare con hardware di base molto solido e capace e un’ottima autonomia. Gli 8 Gb di Ram non sono un limite per nessun carico di lavoro che non sia centrato sulla memoria e in ogni caso, se serve, ha senso aumentare la Ram del “base” anziché passare al modello 14 Pro.
L’ornitorinco è diventato un vero mammifero a tutti gli effetti e ha abbassato la soglia di entrata nel segmento dei portatili professionali di Apple di 230 euro, cioè di circa del 10%. Non male.
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di Antonio Dini www.wired.it 2023-11-13 12:02:54 ,