Oltre tre mesi di lavoro ”intenso, straordinario e fatto con entusiasmo” tra comitati provinciali e tavoli tecnici, una squadra con le migliori professionalità, una paziente opera di mediazione per gestire il dissenso e una grande collaborazione tra le varie forze di polizia in campo. Sono gli ingredienti che, secondo il questore di Brindisi, Giampietro Lionetti, hanno portato al ”successo” nella gestione della sicurezza del G7. ”Non mi vorrei sbagliare – confida all’Adnkronos – ma non ricordo un summit dove non è accaduto nulla come in questo caso: per me è stato un successo professionale. Sono molto contento”.
Lionetti si è insediato in questura a Brindisi a fine aprile, ”dopo 20 anni passati alla Digos”. ”Ero abituato a quel tipo di attività – dice – Ma organizzare un evento del genere è tutta un’altra cosa: il capo della Polizia mi ha dato la possibilità di scegliere la ‘squadra’ e ho avuto a disposizione dirigenti e ufficiali preparati, professionalmente molto bravi, i migliori che abbiamo. Quindi nonostante le difficoltà dovute al territorio, un territorio molto bello ma molto vasto, avere questa professionalità sul campo ci ha dato una marcia in più. Siamo riusciti assieme a risolvere ogni problema che non è poco e alla fine è stato più facile di quello che pensassi”.
”Non dimentichiamo poi tutti i comitati e i tavoli tecnici fatti col prefetto, a cui hanno partecipato anche i comandanti provinciali di carabinieri e guardia di finanza e i militari – sottolinea – E’ stato un lavoro da manuale e molto intenso di partecipazione, condivisione e confronto, ognuno con le sue prerogative”.
”Sulla manifestazione di Fasano c’era qualche preoccupazione – dice Lionetti – nella componente pro Palestina c’erano diverse realtà, tutta la sinistra antagonista e la parte anarchica ma, nonostante tutto, è andata bene, il merito è proprio di questo lavoro di squadra. Ci sono stati mesi intensi di dialogo con queste realtà per cercare di portare a casa un risultato e ci siamo riusciti”. ”E’ vero che ci sono stati i manifesti, una cosa offensiva sì ma minimale rispetto a quello che è successo di recente durante le manifestazioni”, spiega.
”Dobbiamo considerare che questo vertice si è tenuto in un momento delicato con i conflitti in medio oriente e in ucraina in corso – sottolinea – Un momento in cui in diversi paesi ma anche in alcune città italiane ci sono state manifestazioni in cui si sono verificati anche degli incidenti. In questo contesto, in cui gli animi erano abbastanza accesi, siamo riusciti con il lavoro di comunicazione e di mediazione a ottenere un risultato importante”.
”Sono partito dal presupposto, come garantito dalla Costituzione, che bisognava dare la possibilità alla gente di manifestare il dissenso rispetto alle politiche del G7 – racconta – Gli organizzatori delle proteste sono venuti qui in questura a presentare preavviso, gli abbiamo assegnato delle aree che non intaccavano la zona di massima sicurezza, ovvero quella a ridosso del vertice, e lì si sono svolte le manifestazioni. Poi abbiamo fatto un’attività importante di mediazione”.
Fondamentale per la gestione dell’evento è stata poi l’sitituzione della Sala operativa interforze, dove erano presenti tutte le forze di polizia e le forze armate, coordinata proprio dalla questura di Brindisi. ”Anche questa è stata un’esperienza straordinaria. C’è stata collaborazione e la condivisione. In sala è stato utilizzato il canale unico per le comunicazioni: abbiamo scommesso su questo e non c’è stato nessun problema per quanto riguarda la comunicazione”. Inoltre è stata istituita anche una sala operativa avanzata più vicina al luogo del vertice, ”necessaria”, sottolinea il questore di Brindisi, ”viste le distanze”. (di Giorgia Sodaro)
[email protected] (Web Info) 2024-06-16 12:51:05
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