Malattia, in questi casi deve essere per forza retribuita: non farti ingannare

Malattia, in questi casi deve essere per forza retribuita: non farti ingannare


Quando si tratta di malattia sul posto di lavoro, ci sono dei casi in cui questa deve essere retribuita per forza. Vediamo quali.

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Quando si verifica un evento che impedisce a un individuo di adempiere alle proprie mansioni lavorative, i lavoratori hanno diritto all’indennità di malattia.

Tale inabilità al lavoro è solo temporanea e persiste fino a quando il lavoratore non sia ritenuto idoneo a riprendere le proprie mansioni.

Durante questo specifico lasso di tempo, il dipendente continuerà a percepire una retribuzione, anche se potenzialmente ridotta rispetto alla normale retribuzione.

L’importo effettivo che verrà destinato alla busta paga varia a seconda della durata della malattia, fino a cessare del tutto dopo una determinata soglia di tempo.

Quando viene pagata la malattia?

L’indennità erogata dall’INPS diventa esigibile una volta che il datore di lavoro ha adempiuto all’obbligo di contribuzione all’indennità di malattia del lavoratore.

Tale garanzia è pertanto applicabile dalla decorrenza del contratto di lavoro e rimane in vigore per tutta la sua interezza.  Di conseguenza, il lavoratore ha diritto alla sicurezza finanziaria fin dal primo giorno in caso di malattia.

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Tuttavia, è importante notare che la retribuzione giornaliera erogata dall’INPS viene erogata solo a partire dal quarto giorno.

Durante i primi tre giorni, indicati anche come “periodo di carenza”, l’ente previdenziale non emette alcun pagamento.

In genere, il datore di lavoro si assume la responsabilità di retribuire il dipendente durante questo periodo, seguendo le linee guida delineate nel contratto collettivo applicabile al posto di lavoro.

L’ammontare del pagamento

Il compenso che un individuo riceve per il proprio lavoro non è costantemente equivalente a quello che normalmente guadagnerebbe. Ci sono casi in cui la busta paga può effettivamente essere inferiore al solito importo.

Il legame tra la propria situazione lavorativa e l’importo dell’indennità di malattia è alla base di questa correlazione.  Entrano in gioco diversi fattori.

Il calcolo varia a seconda del settore in cui sei impiegato. Che tu lavori nel settore dell’industria e dell’artigianato, del commercio, dell’industria dello spettacolo o dell’agricoltura, i metodi di calcolo differiscono.

Sono previsti diversi approcci quando si tratta di trattare diversi gruppi di dipendenti, come dirigenti, amministratori, impiegati e lavoratori manuali.

Alcuni contratti collettivi, come quelli del settore del commercio, stabiliscono che il datore di lavoro è responsabile dell’indennizzo integrale del dipendente per qualsiasi periodo di penuria.

Tuttavia, questo risarcimento completo è applicabile solo per i primi due eventi entro un anno.

Successivamente, la somma di denaro percepita dal dipendente diminuirà progressivamente, fino a raggiungere un punto in cui non è previsto alcun compenso a partire dalla quinta occorrenza in poi.

La modalità di erogazione dell’indennità

In pratica, una volta che il dipendente ha notificato la propria malattia al proprio datore di lavoro presentando l’apposito certificato medico, inizierà a ricevere i benefici economici previsti.

L’inizio del periodo di prestazione è facilmente individuabile sul cedolino paga, appositamente collocato nella parte centrale del cedolino.

La busta paga fornirà informazioni sia sui giorni di assenza non coperti dall’INPS sia sui giorni retribuiti dall’ente.

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Come accennato in precedenza, l’INPS provvederà all’indennizzo per le malattie di durata superiore a 3 giorni e fino al termine del periodo di competenza.

Per determinare con precisione l’importo totale percepito durante il periodo di malattia, sarà necessario sommare i valori di queste due voci.

È importante notare che la cifra risultante fornirà una stima approssimativa della retribuzione del dipendente, e quindi è necessario escludere eventuali tasse applicabili.

Periodo di comporto

La durata massima dell’indennità di malattia è di 180 giorni in un determinato anno solare, pari a 6 mesi.

Trascorso tale termine, l’INPS cesserà di erogare qualsiasi indennizzo, indipendentemente da eventuali successivi periodi di malattia.

Nella determinazione del periodo massimo di indennizzo è importante tenere conto, oltre che dei giorni per i quali l’INPS eroga l’indennizzo, anche del totale dei periodi di attesa e dei giorni festivi.

Sono inclusi tutti i giorni che sono considerati giorni di malattia, anche se l’indennità effettiva non viene pagata.

I dipendenti a tempo determinato, invece, ricadono sotto una disciplina distinta.  Tale regolamento stabilisce che la durata massima per la quale può essere erogata la retribuzione, nota come “periodo di condotta”, è equivalente al periodo di lavoro svolto nell’ultimo anno.

Per illustrare, supponiamo che un lavoratore sia assunto con un contratto di durata predeterminata e svolga un periodo di servizio di 4 mesi.

In questo scenario, il diritto del lavoratore alla protezione economica per malattia sarebbe limitato alla durata di 4 mesi, in contrasto con i 6 mesi standard.

In alternativa, se il lavoratore fosse stato assunto per una durata di 8 mesi, il suo periodo di lavoro sarebbe comunque di soli 6 mesi, che è la soglia complessiva.

Nel caso in cui la durata del rapporto di lavoro del dipendente sia inferiore a un mese, è importante notare che il periodo minimo necessario per beneficiare dell’indennità di malattia rimane invariato a un mese.



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2023-07-10 05:30:30 ,

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