Manodopera ci restituisce un passato autentico
Manodopera è un film d’animazione, diretto da Alain Ughetto, che si muove sulle musiche del Premio Oscar Nicola Piovani.
Ancora nelle sale cinematografiche italiane, ha debuttato al Festival internazionale del film d’animazione di Annecy 2022.
Il regista elabora una storia autobiografica e ricostruisce il viaggio dei suoi nonni, contadini piemontesi nati alla fine del XIX secolo, costretti ad emigrare in Francia a causa delle misere condizioni di vita e dell’ascesa fascista al potere.
Il film è realizzato attraverso l’utilizzo della tecnica stop motion, con marionette in plastilina, immortalate fotogramma per fotogramma.
Il racconto della miseria
Siamo in Piemonte agli inizi del ‘900 e ci viene presentata la famiglia Ughetto, che vive in un villaggio tra le montagne ai piedi del Monviso.
Un luogo in cui gli alberi sono dei broccoli, la carbonella si trasforma in montagne e le zollette di zucchero diventano mattoni.
Un giorno Luigi Ughetto attraversa le Alpi alla ricerca di un futuro migliore in Francia, insieme a sua moglie Cesira e ai loro figli, cambiando per sempre il destino della famiglia.

Alain Ughetto, nipote di Luigi e Cesira, ripercorre quindi tutte le peripezie dei suoi nonni e delle sue origini italiane. Lo fa con tatto e semplicità, descrivendo la povertà e le difficoltà di vivere in una piccola realtà italiana, soprattutto dopo l’arrivo della dittatura mussoliniana.
Ogni tanto la mano del regista si intromette nell’inquadratura per potenziare quella ricostruzione soave di un mondo ormai scomparso, che riesce ancora a trasmetterci messaggi pieni di verità e di significato.
Il riscatto attraverso la manodopera
Ciò che contraddistingue Manodopera è la delicatezza della narrazione che si esprime attraverso una densità artigianale e uno spiccato coinvolgimento emotivo.
Il titolo scelto dalla distribuzione italiana, è meno irritante dell’originale ma, a una lettura più attenta, rivela un significato più infimo: gli emigrati italiani sono necessari perché producono forza lavoro, proponendosi come ruote di un ingranaggio industriale in cambio di una vita dignitosa.

Interdit aux chiens et aux italiens è il titolo originale del film, che significa “vietato ai cani e agli italiani”: era l’iscrizione che si leggeva, in un’epoca non troppo lontana, all’ingresso di alcuni locali pubblici.
L’Italia, come tanti altri paesi, è la prova di come siano già esistite le migrazioni economiche e continueranno a esistere, cambiando solo le rotte. La paura del diverso non ha fatto che accentuare l’odio tra gli esseri umani, culminando nell’atto più estremo e violento che ci sia: la guerra.
Soltanto un gesto d’amore può tentare di annullare le atrocità che ci sono state nella storia del nostro paese.
Nel film, la memoria diviene una dichiarazione d’amore nei confronti della propria storia personale e di quella collettiva. Queste ultime si sovrappongono e si esprimono nella devozione dimostrata dall’autore (nove anni di lavoro) nel creare un immaginario umano e originale.
L’elemento del reale si fonde con l’incanto delle emozioni e, anche nei momenti di maggior vuoto e angoscia, Manodopera riesce a trasmettere al pubblico un sentimento di dolcezza.

Manodopera ci restituisce un passato autentico
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di Veronica Cirigliano
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2023-09-13 12:03:32 ,