Ogni giorno nel mondo vengono progettate scuole, ospedali, carceri, musei, chiese, case e uffici ma quanta empatia c’è nell’architettarli e nell’edificarli?
Non è domanda pleonastica, in quanto si parla molto di sostenibilità ma poco di empatia in architettura. Eppure, per Mario Cucinella, architetto e designer di fama mondiale e curatore del Padiglione Italia di Expo 2025 a Osaka, è fondamentale.
Al Wired Next Fest Trentino 2024 spiega perché: “La parola sostenibilità è stata ampiamente abusata. Nel mio mestiere capire dove sei è importante per fare progettazione. L’empatia serve per questa lettura. Nel nostro mestiere la creatività senza empatia diventa un cavallo pazzo. Se hai empatia, allora qualcosa di quel posto hai studiato. Oggi le cose semplici, ad esempio conoscere la latitudine di un luogo, sono state dimenticate. Gli edifici vengono quindi progettati senza abbastanza empatia”.
Il fattore empatia come elemento decisivo della progettazione è principale nel nuovo libro dell’architetto, “Città foresta umana. L’empatia ci aiuta a progettare”, scritto con la giornalista economica Serena volatile ed edito da Einaudi.
Parlare di sostenibilità significa parlare di empatia in quanto “è proprio l’empatia con i luoghi, con lo studio del clima e della materia che ci permette di adattare una forma alle condizioni che la circonderanno”, afferma il volume.
Progettare mettendosi nei vestiti e nei territori degli altri significa ampliare lo sguardo a tutti i fruitori di un progetto architettonico, come nel caso degli ospedali, luoghi di cura per i pazienti ma anche contesti dove i professionisti spendono diverse ore della giornata. Significa “pensare all’infermiere o al medico che ci lavorano otto ore al giorno. Non deve essere un luogo così tecnologico da fare paura e al contempo deve offrire servizi a chi ci lavora tutto il giorno” afferma il designer.
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di Redazione www.wired.it 2024-09-29 16:47:05 ,