Martone, racconto Scarpetta che divorava la vita – Campania

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In Qui rido io genio e patriarca amorale. Servillo, un animale


(ANSA) – VENEZIA, 07 SET – Eduardo Scarpetta e la sua
famiglia tribù, allargata, distante dalla morale ben pensante,
una figura quasi mitologica del teatro napoletano e i suoi
misteri. “Ho pensato fosse venuto il momento di affrontarlo”,
dice Mario Martone che ha avuto un’accoglienza calorosa per Qui
rido io, in concorso a Venezia 78, racconto con un cast di
attori eccezionali, guidati da Toni Servillo, della vita e
dell’arte del grande drammaturgo che faceva ridere tutta Napoli
con Felice Sciosciammocca ed è stato capostipite di una grande
dinastia con i fratelli De Filippo mai riconosciuti
legittimamente.
   
“Scarpetta era un genio del teatro e un patriarca amorale –
prosegue il regista – spinto da una fame incredibile di riscatto
sociale, una rivalsa che lo spinge a scrivere Qui Rido Io sulla
sua villa di Posillipo. Un uomo primordiale che aveva figli con
la moglie Rosa, con la sorella di lei, con la nipote della
moglie e pur non riconoscendoli li fa studiare tutti, maschi e
femmine, e tutti diventano attori della sua compagnia, o geni
drammaturghi come Eduardo De Filippo”.
“Il film vuole raccontare il mistero di Scarpetta ma anche la
forza creativa della Napoli di fine ‘800, una città dove ad
esempio nacque il cinema. Nel film c’è una inquadratura girata a
Napoli nel 1985 dai fratelli Lumiere e dove lavorava Elvira
Notari che è stata la prima regista in assoluto in Italia e una
delle prime della storia del cinema mondiale. In questo ambiente
si muove Scarpetta, che divora Pulcinella e il teatro San
Carlino, per diventare attore e drammaturgo osannato della sua
città. Un uomo che divora la vita come il teatro, con figli
sparsi cui sembra dare un seme potentissimo di creatività se non
di genio”, prosegue il regista.
   
Il film, prodotto da Indigo Film con Rai Cinema in
coproduzione con Tornasol, sarà in sala con 01 dal 9 settembre.
   
“Questo film per me e per Mario significa tanto del nostro
vissuto, non si poteva non farlo”, sottolinea Servillo. “Questo
capotribù divoratore di vita io l’ho immaginato come un animale
che bracca le sue prede nel territorio di caccia: le donne, i
testi, il teatro, le tournée, tutto è divorato da Eduardo
Scarpetta in uno scambio continuo tra vita e palcoscenico”.
   
(ANSA).
   

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