di Emilio Cozzi
Detto altrimenti, Marvel’s Guardians of the Galaxy è una delle integrazioni meglio riuscite fra un film e un’esperienza videogiocosa, appagante per il fan e per l’estraneo, per il gamer più esigente e per l’appassionato che voglia solo ampliare la propria conoscenza dell’universo di Star Lord e compagni.
La versione in pixel e poligoni – e che pixel e che poligoni! 4K e 30 fps, o 60 fps con risoluzione a 1080p per le due versioni Ps5 e Xbox Series X -, ebbene, la versione in pixel e poligoni dei Guardiani della Galassia funziona a meraviglia: ammalia, seduce, stupisce, tanto da costituire un capitolo autonomo. Ciò facendo dimostra come, quando ben scritti per storytelling e gameplay, anche i videogiochi possano dispensare humour senza essere banali o, peggio, inefficaci.
Marvel’s Guardians of the Galaxy supera molte produzioni più blasonate, ma così prese dall’essere “cinematografiche” da scimmiottare i film sacrificando sull’altare del parassitismo espressivo la propria essenza interattiva – negli anni Settanta si sarebbe parlato di “specifico del mezzo”. Niente di tutto ciò: il videogioco di Eidos sfoggia “specifico” e divertimento a profusione. Nel mentre fa davvero credere al giocatore di stare muovendosi dentro un nuovo episodio della saga Marvel.
Una bellissima brutta storia
Per quanto abbondanti, gli ingredienti di questo successo vengono dosati come fosse facile farlo: anzitutto la storia, un intreccio ispirato, che nello stile Guardiani (di Gunn) parte in un modo per deviare radicalmente e quando è ormai troppo tardi per resistergli.
Serve lo si riassuma? Quando c’è di mezzo una buona narrazione – e i Guardiani in particolare -, no, ma sarebbe ingiusto deludere il lettore curioso, quindi ecco qui: nonostante siano passati dodici anni dalla nefasta guerra galattica scatenata dai Chitauri – chi? Appunto -, l’Universo non si è mai ripreso. Deciso a dimenticare gli orrori della guerra e il proprio passato da Ravager, l’ex pirata di origini terrestri Peter Jason Quill ha riunito una manciata di disadattati per (ri)farsi un nome.
Composti dall’ex assassina Gamora, dall’avanzo di galera Drax, e da due cacciatori di taglie, “l’abominio peloso” Rocket Raccoon e l’albero parlante Groot – che? Appunto -, i Guardiani della Galassia, però, non sono esattamente affiatati e ancor meno irresistibili. Lo ribadiscono quando, in un lavoro facile facile, mandano tutto a schifio: entrati illegalmente nella “zona di quarantena”, il più grande ammasso di relitti della Galassia, non solo mancano di catturare il mostro che avrebbero voluto vendere alla collezionista Lady Hellbender, ma scatenano la vendetta di costei e rimediano una multa salatissima dai Nova Corps. Inutile aggiungere che, per saldare il saldabile, tutto prenda una bellissima brutta piega, perché il dettaglio è di poco conto: quel che importa è che il videogioco trasformi la più scanzonata delle scorribande spaziali in un racconto di formazione, capace di mostrare come cinque elementi incompatibili possano finire per suonare insieme meglio di qualsiasi solista. I flashback, i dialoghi sui trascorsi dei protagonisti e un’attenzione certosina al bilanciamento del gioco di squadra permettono di scavare nella psiche dei Guardiani e di denudarne, mentre si ride o si combatte, vizi e virtù, fragilità e punti di forza, (extra)terrestri meschinità e altruistici impeti al sacrificio.
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2021-11-02 14:24:19