Dal Massachusetts Institute of Technology arriva un pannello solare sottile, anzi sottilissimo. È spesso meno di un capello umano e può essere srotolato su qualsiasi superficie, proprio come se fosse un foglio, trasformando così un tetto “normale” in un fotovoltaico. Non solo: un chilogrammo del materiale di cui è composto sviluppa 18 volte più potenza rispetto a quella dei pannelli solari tradizionali – e tra l’altro ha un peso specifico cento volte inferiore. A svilupparlo gli scienziati del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston: se dovessero riuscire a rendere scalabile questa tecnologia, i cui dettagli sono stati pubblicati sulla rivista Small Methods, le implicazioni in termini di sostenibilità e risparmio energetico sarebbero non da poco. “Le città statunitensi sono piene di magazzini con tetti molto estesi – ha spiegato a Ieee Spectrum Vladimir Bulović, professore di ingegneria elettrica e informatica al Mit – che però non possono sopportare il peso dei pannelli solari attuali, fatti di silicio. Se avessimo pannelli solari più leggeri, potremmo elettrificare molto in fretta tutti questi tetti. E ora ce li abbiamo: la nostra ambizione è di riuscire a mettere a punto dei ‘tappeti solari’ da srotolare sui tetti”.
La realizzazione e le possibili applicazioni
Non solo: il materiale potrebbe essere utilizzato sulle vele delle barche, sulle ali dei droni, sulle tende; potrebbe rifornire di elettricità le aree più remote e inaccessibili, e alimentare le operazioni di soccorso nella gestione di terremoti e incendi. Per realizzarlo, gli scienziati del Mit hanno ricoperto un foglio di plastica con uno strato di parylene (un polimero già utilizzato nell’industria aerospaziale, aeronautica e automobilistica, ottimo isolante elettrico che protegge dall’umidità e dalla corrosione chimica) spesso appena qualche micrometro; sopra il parylene hanno poi “stampato” diversi strati di celle solari composte di nanofili d’argento e di un altro polimero conduttore. Infine, uno strato di colla sui bordi per tenere tutto insieme: “Abbiamo realizzato un prototipo quadrato, delle dimensioni di 10 x 10 centimetri – continua Bulović – ma siamo convinti che sarà possibile ingrandirlo. Non c’è niente che impedisca la scalabilità del processo”. Ora i ricercatori hanno in programma di condurre test più approfonditi e realizzare un “incapsulamento” che possa proteggere le celle solari dagli agenti atmosferici e renderle stabili per diversi anni. “Così come sono – conclude Bulović – le celle solari possono durare uno o due anni. Con l’incapsulamento possiamo arrivare a cinque o dieci anni. Penso che sia abbastanza”.
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di Sandro Iannaccone www.wired.it 2022-12-23 16:24:37 ,