di Giacomo Pirrone
Nei videogiochi, il “livello segreto” è un posto speciale e affascinante. Un qualcosa che in realtà è aperto a tutti, ma per il quale occorre la curiosità necessaria ad aprire una porta in più. Si può applicare quest’idea anche ad internet e ai social network? È lo spunto dietro la nascita di una nuova istanza Mastodon italiana, chiamata, appunto, Livello Segreto. Un social network alternativo, che rifiuta le dinamiche competitive e legate al profitto tipiche delle controparti commerciali. A lanciare il progetto è Fabio Bortolotti, in arte Kenobit, musicista e streamer del canale Twitch Kenobisboch insieme al socio Andrea Babich. Bortolotti e il team che lo accompagna hanno scelto di affidarsi alla piattaforma open-source e decentralizzata ideata dallo sviluppatore Eugen Rockho.
Cos’è Mastodon?
Per prima cosa, un breve riassunto: Mastodon, più che un social network di per sé, è un software e protocollo di comunicazione open-source attraverso il quale chiunque è potenzialmente in grado di creare e amministrare una propria community, detta istanza, sia essa un progetto limitato a poche persone o qualcosa di più ambizioso. Queste istanze sono indipendenti l’una dall’altra, ma possono comunicare tra di loro e con quelle di altre piattaforme appartenenti al Fediverso, come Pixelfed o Friendica.
Di recente Mastodon aveva fatto parlare di sé per essere stato scelto da community dell’alt-right americana come Gab e Truth Social, il progetto dell’ex presidente statunitense Donald Trump. In Italia l’esempio di Gab era stato imitato da Byoblu, il sito nato come blog di Claudio Messora e diventato punto di riferimento per i sostenitori di varie fantasie di complotto. Il progetto di Rockho nasceva però da basi ideologiche opposte, ponendosi in contrasto con la scarsa moderazione dei contenuti di estrema destra e le logiche di profitto dei social network tradizionali.
Le motivazioni
Da queste premesse nasce l’idea di Bortolotti, che spiega a Wired come l’esigenza di qualcosa che fosse diverso dalle piattaforme commerciali sia nata negli ultimi due anni, con l’inizio della pandemia a fare da spartiacque: “Prima riuscivo a vivere decorosamente sui social, poi alcune dinamiche che già trovavo problematiche si sono esasperate”. Bortolotti si riferisce a due aspetti in particolare: la polarizzazione e la sensazione di perdita di tempo. “Mi ha colpito realizzare come in questi anni io abbia letto meno libri, ma non meno parole. Ho sprecato molto tempo risucchiato in un loop sui social network dove però non si diceva niente, sempre una variazione di due o tre cose con le quali potevo essere molto d’accordo o molto in disaccordo”.
Questa polarizzazione su posizioni a volte anche estreme è spinta dagli algoritmi che regolano ciò che gli utenti vedono sui propri feed, nel tentativo di massimizzare il tempo che si passa sopra queste piattaforme, e crea delle bolle da cui è difficile uscire: “Un problema per l’intera società”, sostiene Bortolotti. Problema che si affianca a quello della moderazione dei contenuti, che sembra seguire logiche più legate agli interessi degli inserzionisti che a quelli degli utenti: “Un esempio particolarmente spiacevole è quello legato alla questione del corpo femminile. Su Instagram una ragazza che posta una foto in spiaggia in topless è segnalata come contenuto pornografico, perché l’inserzionista non vuole essere legato a quel tipo di immagine, ma un utente che sotto la stessa foto posta un commento di abuso o bullismo viene tollerato più facilmente. Ci siamo detti ‘è un mondo alla rovescia’ e abbiamo iniziato a pensare a un’alternativa”.
L’approccio editoriale
Alternativa che esisteva già, il Fediverso di Mastodon e simili, ma che sembrava non attecchire presso il grande pubblico, almeno in Italia. Bortolotti ci racconta di come in passato aveva già tentato un approccio con Mastodon e di cosa non avesse funzionato in quell’occasione: “Avevo creato un account su un’altra istanza italiana, ma nel giro di pochi giorni lo avevo abbandonato. Il problema era l’assenza di contenuti per me interessanti e, di conseguenza, interazioni”. Nonostante questo, Mastodon sembrava comunque una piattaforma potenzialmente adatta all’idea dello streamer, presentando quelli che Bortolotti definisce “due grandi selling point: il rispetto della privacy e l’assenza di pubblicità. Se togli la logica del profitto dai social network, togli anche la competitività, senza la quale le relazioni sono più umane”.
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www.wired.it
2022-04-05 05:00:00