Una maturità di passaggio, quella del 2022, in cui si è dovuto e voluto tener conto dell’esperienza, amara, di due anni e più di pandemia, prima di un nuovo esame di Stato che vedrà la luce nel 2023 e che se non può essere definito un “ritorno alla normalità”, perché sa troppo di passato, sarà quello della “stabilità”. Questo ha spiegato il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ospite del videoforum di Repubblica dedicato all’Esame di Stato e alla scuola del futuro.
Il ministro, rispondendo alle domande dei maturandi e dei professori arrivate a Repubblica, ha tranquilizzato gli studenti che per mesi hanno protestato contro il ritorno dei due scritti e la cancellazione della tesina. “Quest’anno – ha detto il ministro parlando della maturità che tra 6 giorni coinvolgerà 540 mila studenti – abbiamo voluto tener fortemente conto del percorso di studi, un percorso anche difficile, di cui non va dimenticata neanche la parte più dura perché fa parte del proprio percorso personale”.
Italiano: “Le tracce saranno ragionevoli”
Si parte il 22 giugno con il tema. “Quella mattina andrò nel piccolo bunker sotto il ministero e premerò il bottone che consentirà a tutte le scuole di leggere le 7 tracce”. Chiede Matilde Zanarini: “Come possiamo preparaci per il tema? Ministro ci dica le possibili tracce”.
Per preparare il primo scritto, “vi dico come farei io – illustra il ministro -: prenderei una frase, un argomento e inizierei a ragionarci su, ad articolarlo, ad entrarci dentro a scegliere con cura le parole. Ogni tanto tendiamo a non dare il giusto valore a tutte le parole, invece ogni parola è una specie di monumento, ha una sua storia, un sua evoluzione, un suo peso, dirle a voce alta gli restituisce anche corposità. Allora ecco bisogna scegliere un tema ed esprimere se stessi e un pensiero articolato, ritrovando anche il gusto della parola. Le tracce – assicura Bianchi – saranno ragionevoli”.
Maturità 2022, Bianchi: “Per prepararsi bisogna saper trasformare il ragionamento in parola”
La Maturità che cambia: tornerà la tesina
Il prossimo anno però si cambierà di nuovo. “Andiamo verso quello che era lo schema ordinario, verso una Maturità che consentirà ai ragazzi di esprimersi al meglio”, ma senza tornare allo schema dell’esame del passato, del pre-pandemia. Cita il ministro una poesia di Antonio Machado (“Caminante no hay camino): “Mi volto indietro, guardo le orme che ho lasciato e so che di lì non passerò mai più”. “Valuteremo dunque se tornare alle commissioni miste con tre professori interni e tre esterni”, dice il ministro.
Un’altra valutazione sarà attorno alla seconda prova, che potrebbe tornare nazionale: “È importante – dice Bianchi – ma nella situazione specifica di quest’anno ho ritenuto fosse necesario dare la possibilità ai consigli di classe e docenti di verificare cosa effettivamente fosse stato fatto”.
E ancora: la tesina, quest’anno sparita dal colloquio orale, dovrebbe ricomparire il prossimo anno perché, avverte il ministro, “fa parte del cammino di ritorno alla rilevanza dell’esame di Maturità”. Dall’anno prossimo, spiega Bianchi, entreremo nella “fase di stabilità dell’esame”.
L’esame senza mascherina
Quanto al presente, Bianchi difende la scelta della mascherina fino all’ultimo, salvo poi far cadere l’obbligo, d’intesa con il ministero della Salute e l’Istituto superiore di sanità, per gli esami. “La decisione sulla mascherina non è stata tardiva – spiega – Abbiamo deciso di tenere le mascherine fino a fine anno perché c’erano grandi numeri. La maturità invece è su piccoli numeri e riguarda persone adulte, per questo abbiamo pensato fosse possibile eliminare l’obbligo”.
La nuova scuola
Un lettore, Stefano Querci, sollecita una riflessione sul valutare gli studenti all’esame anche sul lavoro di gruppo, la capacità di lavorare in squadra. “Ragionevole, ma dentro i 50 punti che valutano il percorso c’è anche questo”. Bianchi rilancia una riflessione sulla nuova scuola: “Viviamo una fase dove predomina il digitale, ma la scuola è in presenza. Il digitale e la Dad permettono però di collegare le classi nei vari Paesi. Abbiamo 30mila ragazzi ucraini nelle nostre scuole, ma altrettanti stanno seguendo i corsi nella scuola ucraina”.
Classi numerose
Archiviata la Maturità a settembre si ripartirà. E su una delle principali preoccupazioni sentite dl mondo della scuola e il taglio dal 2026-27 di 11.600 docenti per il calo del numero degli alunni: una delle attese è poter lavorare con classi meno numerose. Bianchi risponde: “Il problema nel nostro Paese sono i pulcini, non le classi pollaio… I dati Istat ci dicono che tra il 2021 e il 2031 perdiamo 1,4 milioni di bambini. E già oggi, come media regionale, siamo al di sotto della soglia dei 27 alunni per classe. La media però va dettagliata: abbiamo le classi dei piccoli che già risentono della caduta demografica e le ultime classi dei licei che ancora sono in una situazione precedente. Il mio problema però paradossalmente non è una classe affollata in centro a Bologna, ma le molte aree del Paese dove abbiamo l’esigenza di mantenere un presidio scolastico con pochi bambini. Allora dobbiamo chiederci come fare a restituire la fiducia alle giovani coppie per avere figli e come fare a garantire presidi didattici adeguati anche in zone periferiche. Questo implica anche il superamento delle classi chiuse: la scuola oggi è molto laboratoriale, sia nella didattica che nella progettazione. Il movimento dei ragazzi è una delle chiavi della nuova scuola, lo spostamento da un’aula all’altra, da un piano all’altro”.
“Da qui al 2026 organico fisso”
Insiste Bianchi: “Se avessimo operato un taglio lineare a fronte di un 1,4 milioni bambini in meno la riduzione sarebbe dovuta essere di oltre centomila docenti. Abbiamo invece mantenuto l’impegno politico insieme con il ministro Franco di far rimarere tutte le risorse nella scuola e la scuola su cui stiamo lavorando è una scuola in cui tutti i docenti possono diventare trasversali e di potenziamento. Da qui al 2026 rimane assolutamente fisso il numero dell’organico e lo stiamo impiegando avendo in mente che dobbiamo garantire una scuola in tutte le parti del Paese. Questo implicherà che i Comuni facciano un ragionamento sull’organizzazione didattica del territorio”.
Bianchi : “La scuola si trasforma con risorse del PNRR per tempo pieno, mense e palestre”
Il decreto sul reclutamento: “No alle sanatorie”
Il decreto è in discussione al Senato, riguarda il reclutamento, la formazione dei docenti. Sul reclutamento (oltre 200mila precari ancora in attesa), il mantra è la formazione. La ripete tre volte il ministro: la formazione iniziale, con il coinvolgimento delle università e i tirocini nelle scuole; la formazione, “soprattutto quella digitale”, per tutti (“abbiamo un impegno con l’Europa di formare 650mila docenti non solo all’uso del digitale, ma anche nell’educazione alla responsabilità del suo uso”); incentivata su attività di accompagnamento e tutoraggio dei giovani docenti; la formazione acquisita che consente a chi ha maturato esperienza di partecipare a una sezione riservata del concorso. “No alle sanatorie, sarebbero offensive – dice in sintesi – sì a uno spazio dedicato ai precari che hanno già avuto occasioni lavorative” con accesso diretto ai concorsi per una quota del 30%.
Pcto: “Li integreremo di più con la didattica”
Infine, i Pcto, la vecchia alternanza scuola-lavoro al centro delle proteste studentesche. “Non confondiamo Pcto e percorsi di formazione professionale – tiene a precisare il ministro – I Pcto non sono né attività lavorative né di avviamento al lavoro: chi li ha usati in questo senso ha sbagliato. Cambieremo nome, mettendo in evidenza l’aspetto di orientamento e li integreremo ancor di più con le attività didattiche. Nella nostra idea di scuola aperta, inclusiva e affettuosa ci deve essere spazio per esperienze didattice sicure che però non siano surrogati del lavoro. Le attività specifiche di formazione professionale invece sono spesso gestite dalle Regioni e sono veri corsi di avviamento al lavoro. Anche in queste, è chiaro, va garantita la sicurezza dei nostri ragazzi e le decessi di giovani studenti sono intollerabili. Ma non confondiamo le cose sennò facciamo un torto a tutti, anche alle vittime”.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2022-06-16 20:59:26 ,www.repubblica.it