di Diego Barbera
Si chiuderà a dicembre l’accordo stipulato tra McDonald’s e Ibm con il colosso del fast food che venderà ai connazionali la divisione McD Tech Labs per dare la giusta propulsione ai sistemi per ordinare attraverso l’intelligenza artificiale in modo automatizzato. In buona sostanza, i drive through del futuro sfrutteranno l’AI per ordinare cibo senza dover necessariamente passare da personale umano. La transizione verso un’interazione via software coi clienti avrà il vantaggio di accelerare la digitalizzazione dei servizi sul mercato globale.
L’applicazione dell’ordine attraverso l’intelligenza artificiale si poggerà sulla piattaforma Watson di Ibm, il sistema di AI parte del progetto DeepQA che può comprendere e rispondere a domande poste con un linguaggio naturale. L’iniziativa sarà ad ampio respiro e dovrebbe coinvolgere svariati paesi con diverse lingue in giro per il mondo, di volta in volta aggiornandosi con i cambi di menu e di offerte. La sezione McD Tech Labs sarà poi integrata all’interno del team Cloud & Cognitive Software di Ibm. Che cosa aspettarci da questo accordo?
L’obiettivo è naturalmente quello di velocizzare le operazioni al McDrive e rendere più precise possibili, come se si stesse effettivamente interagendo con un essere umano. Finora, i precedenti non sono così confortanti: a fine primavera scorso, un test di ordine via AI a Chicago aveva sì ricevuto buoni feedback in quanto a benefici sostanziali per staff e clientela, ma richiedeva un costante monitoraggio da parte dei dipendenti in carne e ossa (e un intervento in un quinto dei casi) con l’accuratezza che si attestava su una percentuale dell’85%.
Insomma, un primo tentativo non così entusiasmante, dato che ordini errati significano soldi persi e personale umano occupato significa vanificare l’uso dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, è noto che serva tempo e pazienza per addestrare i software a diventare sempre più accurati e reattivi e l’intervento più profondo di Ibm dovrebbe dare la giusta accelerata. Secondo l’amministratore Chris Kempczinski serviranno circa due anni prima di una vera diffusione a tappeto.
L’intelligenza artificiale sarà sempre più utilizzata nella ristorazione, soprattutto in questo periodo di riapertura generale, ecco come.
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www.wired.it
2021-10-28 15:01:07