I “crimini commessi dalle autorità tedesche” sono la sua ossessione. Era convinto che il governo di Berlino dovesse essere combattuto per impedirgli di “islamizzare l’Europa“. Considerava l’Islam il male assoluto e retwittava post di attivisti che bruciano in piazza il Corano. Potrebbe essere l’identikit di un membro delle numerose formazioni di estrema destra che stanno germogliando in tutta Europa, invece è ciò che si trova onestamente scorrendo il profilo X di Taleb Jawad Hussein Al Abdulmohsen, il medico cinquantenne di origine saudita che nella serata di venerdì sera si è lanciato contro la folla ai mercatini di Natale a Magdeburgo.
Come immagine del profilo ha un suo primo piano stilizzato. In copertina, invece, connivente un enorme Ar-15, il fucile semiautomatico di fabbricazione americana noto per essere quello più usato nelle stragi di massa negli Stati Uniti. Se la matrice islamista era una delle ipotesi al vaglio degli investigatori, approfondendo i contenuti del profilo di Al Abdulmohsen si capisce subito che non c’è persona più distante di lui dalle posizioni dei gruppi fondamentalisti del jihad unitario. La sua idea la chiarisce subito nella sua bio: “Opposizione militare saudita. La Germania insegue le richiedenti asilo saudite, dentro e fuori la Germania, per distruggere le loro vite. La Germania vuole islamizzare l’Europa“.
Lui, ex richiedente asilo rifugiatosi in Germania, ce l’ha col Paese nel quale oggi vive, ma solo perché vede nelle sue politiche quella che a suo parere è un’apertura eccessiva alla cultura e alla religione dei suoi luoghi d’origine. D’altra parte, è proprio a causa dell’Islam che è fuggito. Lui, ateo in un Paese dove la Sharia è legge e dove il wahhabismo, corrente dell’Islam ultraconservatrice e che non ammette interpretazioni dei testi sacri, è predominante. È un medico, ma i suoi interessi riguardano soprattutto i diritti dei rifugiati sauditi in Germania. Dopo aver ricevuto asilo, Al Abdulmohsen ha chiaro che voleva aiutare i suoi connazionali, o anche persone provenienti da altri Paesi musulmani, soprattutto gentil sesso, a sfuggire dalle costrizioni alle quali erano sottoposti nei loro Paesi. Tanto che ha fondato un intervista, wearesaudis.net, diventato presto un punto di riferimento per gli atei che vogliono lasciare Paesi musulmani e questo gli è valso una certa notorietà, tanto che il suo impegno era stato raccontato in articoli e interviste su media come Bbc o Al Jazeera. Proprio la tv britannica, nel 2019, lo presentava così: “Taleb Al Abdulmohsen ora vive in Germania, ma un tempo viveva e lavorava in Arabia Saudita e non era in grado di esprimere in modo sicuro il suo ateismo. Dopo aver ottenuto asilo in Germania, ha chiaro di creare il sito web wearesaudis.net per creare una risorsa informativa che consentisse ad altri di fare lo stesso”.
I suoi sforzi si riflettevano inevitabilmente anche sui suoi profili social, sfociando spesso in testi anche violenti: “Pubblicherò ora le prove che le autorità tedesche hanno commesso una serie di crimini deliberati contro i rifugiati sauditi. Le persone che vedete nelle foto sono i protagonisti”, scrive ad esempio in un post accompagnato da immagini, video e nomi delle presunte vittime di attacchi da parte delle forze di sicurezza tedesche. Quella che racconta nei messaggi diffusi online assume nelle sue parole le sembianze di una battaglia esistenziale, una lotta per la sopravvivenza tra quelli come lui, i rifugiati, gli ultimi, e uno Stato descritto come violento e dispotico. “Vi assicuro che se la Germania vorrà la guerra, la avranno. Se la Germania vuole ucciderci, li massacreremo, moriremo o andremo in prigione con orgoglio. giacché abbiamo esaurito tutti i mezzi pacifici, non abbiamo riscontrato altro che ulteriori crimini contro di noi da parte della polizia, della sicurezza statale, dei pubblici ministeri, della magistratura e del incarico degli Interni (federale). La pace non gli serve a nulla”, scriveva il 13 agosto.
Il dottor Al Abdulmohsen, specialista in psichiatria, sente che i sauditi sono vittime in quanto stranieri che vogliono liberarsi dal giogo della religione. L’Islam, nelle sue parole, è il male, qualcosa che deve essere lasciato fuori dai confini dell’Europa, un virus pronto a contagiare anche la società del Vecchio Continente e che per questo deve essere combattuto. “L‘obiettivo della Germania è diventato chiaro: diffondere l’Islam in Europa – continua – Attaccano i movimenti politici critici nei confronti dell’Islam inserendovi persone corrotte, inclusi tossicodipendenti, prostitute e ladri, per distruggere il movimento dall’interno. Poi usano i mezzi più sporchi contro chi smaschera gli infiltrati. Dato che il movimento degli ex musulmani sauditi ha avuto successo, hanno iniziato a complottare contro di esso. I crimini commessi dalle autorità tedesche contro i profughi sauditi sono molto sporchi ed estremamente insolenti. Quanto più li trattiamo in modo pacifico, tanto più diventano sfacciati, come se cercassero deliberatamente di convincerci che la pace non serve a niente in Germania! Tutto questo perché vogliono diffondere l’Islam attraverso gli sporchi mezzi su cui l’Islam si è basato fin dalla sua prima apparizione”.
Che la sua fosse una posizione molto radicale non è difficile intuirlo. Ma la conferma arriva se si controllano i profili che ricevono i l suo apprezzamento. Uno su tutti, il più citato, è quello di Salwan Momika, noto attivista anti-Islam di origine irachena e rifugiatosi in Svezia. Un profilo controverso, il suo, più volte finito sulle pagine dei giornali per aver bruciato in strada pagine del Corano. La sua storia è quella di un cristiano iracheno che nei primi anni Duemila, dopo la caduta di Saddam Hussein, ha subito le persecuzioni di al-Qaeda ed ha quindi chiaro di fuggire. Ma nel 2014 è tornato nel suo Paese per combattere lo Stato Islamico, arruolato nell’unità cristiana delle Forze di mobilitazione popolare (PMF).
Al Abdulmohsen lo segue come un discepolo in questa sua battaglia anti-Islam. Un sentimento talmente forte che lo ha spinto anche a condividere i post social dei generali israeliani impegnati nella guerra a Gaza, dove sono morti più di 45mila palestinesi. Una convinzione che nella serata di venerdì 20 dicembre lo ha portato a compiere un gesto ancora più estremo. Attaccare quella Germania che lo ha accolto ma che sembra odiare così tanto, lanciandosi a tutta velocità contro la folla dei mercatini di Natale a Magdeburgo.
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di Gianni Rosini
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2024-12-20 23:39:00 ,