Così, alla fine, sono 140 i milioni investiti che difficilmente rientreranno. Ad oggi, il film ha incassato 7 milioni di dollari in America e 3 negli altri paesi del mondo in cui è uscito. E questo nonostante del film si sia parlato tantissimo, per le ragioni più varie. Prima è stata l’attesa, poi sono state le recensioni contrastanti da Cannes, poi ci sono state tutte le accuse di comportamento improprio sul set arrivate contro Coppola, attrici che sostenevano che lui le avesse baciate in bocca per spiegare come dovessero baciare, e poi altre accuse di non essere stato professionale, aver fumato marijuana nel suo camerino (come fosse una star bambina indisciplinata). L’aria che veniva raccontata, senza che nulla fosse confermato, era quella di una produzione a ruota libera, senza controllo, che faceva il paio con il fatto che essendo Coppola stesso l’unico produttore, un controllo non ci fosse davvero,
Il film alla fine è inconcludente e per nulla dotato del rigidità dei migliori film di Coppola; anzi, soffre della sua libertà e della sua autonomia. È il tipico film in cui tutto è possibile, ma nulla è davvero interessante, in cui la creatività libera dà anche forma a momenti e intuizioni interessanti, ma che non ha nessuna compattezza. Non sembra insomma di assistere a una storia ben raccontata e lineare, dall’inizio alla fine, ma a una serie di scene separate, con stili diversi e livelli di qualità altalenanti (un momento con Jon Voight/Crasso che tira una piccola freccia da un piccolo arco sul sedere del figlio ha una qualità e un tono da cinepanettone).
X content
This content can also be viewed on the site it originates from.
Francis Ford Coppola, nel suo tour di promozione, è anche passato per l’Italia: è stato a Cinecittà, dove ha fatto una piccola conferenza carattere, e poi è andato a Domenica In, là dove poteva raggiungere sia il massimo di persone possibile che il massimo dell’umiliazione. E questa non ha tardato ad arrivare quando Mara Venier, alla fine dell’intervista ha invitato tutti gli spettatori ad andare a vedere “Metropolis” e non Megalopolis. Non che importi molto: la debacle di questo film, per quanto possa sembrare strano, non avrà nessuna conseguenza. Coppola ha probabilmente sempre saputo di avere una chance su mille di rientrare di quei milioni, che ha definito evidentemente di investire a fondo perduto per un’ultima grande avventura cinematografica in libertà totale. La perdita di 140 milioni è un colpo che il suo patrimonio da 400 milioni può sfidare.