Meloni punta a chiudere il 24, restano nodo Mef e tensioni con Fi

Meloni punta a chiudere il 24, restano nodo Mef e tensioni con Fi

Meloni punta a chiudere il 24, restano nodo Mef e tensioni con Fi



Un ministro dell’Economia con esperienza e standing internazionale necessari per traghettare le finanze italiane nella crisi. Il ruolo di Matteo Salvini. E il braccio di ferro con Forza Italia legato a Licia Ronzulli. Sono ancora pressoché tutti da sciogliere i principali rebus con cui è alle prese Giorgia Meloni nella definizione del nuovo governo, assieme agli alleati di centrodestra. Tempo ce ne è ma non troppo. Giovedì si insedieranno le Camere, fra il 17 e il 18 ottobre si costituiranno i gruppi, quindi al Colle potranno cominciare le consultazioni e il presidente della Repubblica potrà dare l’incarico per formare un governo, eventualmente anche durante la missione di Mario Draghi a Bruxelles del 20-21.

Meloni punta a chiudere il 24 ottobre con la lista dei ministri

Ma solo dopo per il Consiglio europeo, decisivo per la crisi dell’energia, si ragiona in ambienti parlamentari della maggioranza, il suo successore potrà giurare. Meloni conta di farsi trovare pronta con la lista dei ministri, con l’obiettivo di chiudere entro lunedì 24 ottobre.

In agenda nuovo confronto a tre

Nel frattempo deve portare fino in fondo una trattativa complicata dalle tensioni, anche interne ai due partiti principali partner della coalizione. Servirà un nuovo confronto a tre con Salvini e Silvio Berlusconi. Forse già l’11 ottobre a Roma, perché il leader di FI sarebbe intenzionato ad anticipare di un giorno l’arrivo nella Capitale per registrarsi a Palazzo Madama.

Le caselle di Camera e Senato

Le prime caselle dovrebbero essere riempite fra giovedì e venerdì, con l’elezione dei presidenti delle Camere. FdI ha opzionato il Senato con Ignazio La Russa. Montecitorio andrà alla Lega, con Riccardo Molinari favorito su Giancarlo Giorgetti che, secondo voci nella maggioranza, potrebbe diventare la carta del centrodestra per le Regionali in Lombardia. Il suo nome circola anche per il Mef, soluzione che però finirebbe per ridimensionare le pretese della Lega, ipotesi difficilmente accettabile per Salvini.

Tecnico di rango al Mef

L’obiettivo è però un tecnico di rango. Meloni punta sempre su Fabio Panetta: l’impressione diffusa nella maggioranza è che si confidi ancora in una moral suasion del Quirinale, una volta avviate le consultazioni ufficiali. Secondo alcune ricostruzioni, però, ci sarebbero perplessità istituzionali sull’opportunità per l’Italia di perdere un rappresentante nel board della Bce. Alternative di peso rimangono Domenico Siniscalco e Dario Scannapieco. Anche se all’interno di FdI ci sarebbero dubbi, si racconta, sull’idea di sostituire quest’ultimo al vertice di Cdp in un momento chiave per l’acquisizione della Rete unica da Tim. Tant’è che non si esclude una soluzione interna al Mef, ad esempio ricorrendo al Ragioniere generale dello Stato, Biagio Mazzotta: conoscere a menadito la macchina del ministero aiuterebbe a prendere subito in mano i dossier e a realizzare una finanziaria in tempi stretti.



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