La presidente di FdI: «Grave mancanza di rispetto. Io sono responsabile e noi lavoriamo per l’Italia, verificheremo se altri vogliono fare lo stesso»
In pubblico fa i complimenti a La Russa, un «patriota, servitore dello Stato», punto di riferimento «insostituibile, amico, fratello». E non sono parole di circostanza per Giorgia Meloni, felice di aver ottenuto proprio come aveva preteso l’elezione del suo fedelissimo alla prima votazione.
Aveva chiesto «compattezza» come segnale dagli alleati. Non l’ha avuto da FI, dopo un tormentato incontro mattutino con Silvio Berlusconi che le ha ribadito le richieste del suo partito: un numero importante di ministeri — Giustizia compresa — e soprattutto un ruolo nel governo per Licia Ronzulli.
Dice chi la conosce bene che la leader di FdI una cosa davvero non sopporta: subire ricatti e diktat. Non li accettava quando aveva il 3%, figurarsi ora che non solo ha la forza dei numeri, ma il compito di formare un governo che dovrà rispondere ad emergenze drammatiche. Anche per questo non ci ha pensato un minuto e ha chiuso i canali di comunicazione con Berlusconi. Ribadendo il suo «no» stentoreo a Ronzulli e dando il via libera al voto su La Russa, sapendo bene — come spiegano da FdI — che «la politica ha le sue regole, e una di queste è che se devi farti eleggere presidente del Senato i contatti per avere qualche voto in più li prendi per tempo, per sicurezza, sempre… Così funziona la politica».
Quindi la scelta di andare dritta per la sua strada è stata consapevole quanto forte. E ha portato — sono i commenti unanimi — a una sua vittoria, in termini di leadership, di immagine, di forza: «Ha dimostrato che non si fa scaricare addosso le tensioni interne che hanno gli altri due partiti: o la seguono, oppure è pronta a tutto. Anche ad andare a votare», dice un fedelissimo. Ed è lei stessa in pubblico a rimandare il nodo delle consultazioni unitarie come centrodestra o ciascuno per conto suo come minaccia FI («Vedremo nei prossimi giorni») e ad avvertire che non si farà condizionare su nulla: «Io sono sicura che tutti si rendano conto che a questa nazione serva un governo e noi abbiamo una responsabilità che gli italiani ci hanno affidato. Io sono una persona responsabile, confido che anche gli altri siano responsabili. Noi lavoriamo per l’Italia, spero che anche gli altri vogliano fare lo stesso. Lo verificheremo».
Insomma non c’è solo da festeggiare, perché l’aver dominato il braccio di ferro lascia comunque sul terreno delusione, rabbia, rapporti tesi: «Non intendo fermarmi davanti a situazione secondarie», ha commentato in pubblico il non voto a La Russa di FI. Poi: «Quello di oggi è stato un gravissimo gesto di mancanza di rispetto» ha aggiunto parlando ai deputati come all’alleato con cui invece è in contatto costante, quel Salvini con cui si è rinsaldato l’asse che invece è andato in pezzi tra la Lega e FI, nonostante i rapporti fino a ieri strettissimi tra lo stesso Salvini e Ronzulli.
Il leader leghista era altrettanto sicuro che La Russa ce l’avrebbe fatta, come era soddisfatto per le trattative che stanno regalando una compagine ministeriale importante al suo partito. Quindi ora può permettersi di andare tranquillo per la sua strada e dare suggerimenti da mediatore: «Fate decantare un po’ la situazione prima di prendere decisioni, calmiamo gli animi» ha detto a entrambi. Perché c’è un malumore tracimante in FdI contro gli azzurri, a Meloni in molti hanno chiesto di «non dare nulla» agli alleati, perché «questi non si rendono conto, pensano solo a posti e poltrone: e dopo il loro gesto noi dovremo votarli alle vice presidenze? E perché?».
Adesso come muoversi quindi? Chi l’ha sentita, pensa che a questo punto l’offerta «molto generosa» valida fino a ieri mattina non resterà la stessa. In questo momento non ha intenzione di concedere a FI gli stessi dicasteri promessi (erano 5), e sicuramente sui nomi sarà lei e solo lei a scegliere chi andrà dove, indipendentemente dalle indicazioni dei rispettivi partiti. Forse affidando il ruolo di vice premier a Salvini e Tajani, del quale si fida. D’altra parte, è la via che ha deciso di imboccare, un governo fatto da ministri di suo gradimento che siano all’altezza del compito. Come Giorgetti appunto, sul quale — dopo l’incontro con Salvini — per la prima volta si sbilancia: «
Sarebbe un ottimo ministro dell’Economia».
13 ottobre 2022 (modifica il 13 ottobre 2022 | 22:45)
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Paola Di Caro , 2022-10-13 20:42:27 ,