”La camorra non la si sconfigge criticando i parroci o i manifesti. Nei luoghi di camorra ci siamo noi, e siamo lasciati soli. Gli eroi dell’ultima ora, pronti solo a criticare, lascino che la Chiesa faccia la Chiesa, la magistratura faccia la magistratura, o il poliziotto faccia il poliziotto”. Così don Maurizio Patriciello, parroco al Parco Verde di Caivano, da sempre impegnato nella lotta alla criminalità e alle conseguenze della cosiddetta ‘Terra dei fuochi’, commenta le polemiche degli ultimi giorni sul manifesto funebre affisso ad Ottaviano, paese natio del boss della camorra Raffaele Cutolo, nel quale i familiari del capo della Nco (Nuova camorra organizzata) annunciavano una messa in suffragio dell”anima benedetta” del boss, in occasione dell’anniversario della morte avvenuta il 17 febbraio dello scorso anno. Don Patriciello sostiene che nei prossimi giorni si recherà ad Ottaviano per incontrare il parroco che ha celebrato la messa in suffragio del defunto boss della Nco, per portargli la propria solidarietà dopo le polemiche che lo hanno investito, in quanto ritenuto da qualcuno ”colpevole” di aver permesso il rito commemorativo. ”In molti si sono scagliati contro di lui – ha detto don Maurizio – come se fosse stato lui a scrivere ‘anima benedetta’ su quel manifesto o pretendendo, magari, di non far celebrare messa. Si tratta di cliché, manifesti dove si cambia il nome del defunto, e che nulla hanno a che vedere con la Chiesa. Per quanto riguarda la messa in suffragio, questo parroco non ha fatto alcun panegirico sul defunto, è stato sobrio e ha chiesto a Dio pietà per la sua anima, chiedendo ai fedeli di convertirsi al Vangelo e di metterlo in pratica. Ho lavorato in ospedale, e per fare una metafora non sono i sani che vanno curati, ma gli ammalati. Questo fa anche un parroco, cura le anime, e per questo andrò ad Ottaviano, per non far sentire solo questo sacerdote”. Don Patriciello ha poi sottolineato che ”bisognava solo ignorare quel manifesto che sarebbe stato coperto da altri dopo un paio d’ore”. ”Che Cutolo fosse un criminale nessuno lo dimentica – ha concluso – ma morendo è entrato in un’altra dimensione, e se lui era Caino, non dobbiamo consentire che l’odio ci renda altrettanto cattivi. Le porte della Chiesa sono le uniche sempre aperte a tutti, senza guardare e senza chiedere, ma per offrire a tutti la parola di Dio, e se anche solo una persona cambia idea, significa che si è seminato bene il Vangelo”.
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2022-02-20 20:12:13 ,