Meta, perché in Spagna i giornali fanno guerra contro Zuckerberg

Meta, perché in Spagna i giornali fanno guerra contro Zuckerberg


I giornali, del resto, sono da anni in contesa con i social network e le grandi piattaforme visto che Meta e Google, da sole, attirano la fetta più grande del mercato pubblicitario online. La prima vittoria, su un altro campo di battaglia, l’hanno ottenuta con la riforma europea del copyright del 2019, che ha imposto alle piattaforme di pagare un compenso per la pubblicazione degli articoli sulle piattaforme.

L’ultimo capitolo di questa battaglia si apre invece in Spagna, dove El Pais riporta che l’associazione degli editori, Information Media Association (Ami), ha chiamato in causa Meta denunciando che, l’uso continuativo illegittimo, acclarato dalla Corte di Giustizia europea a luglio e dal Garante irlandese a gennaio, della base giuridica del contratto al posto del consenso, ha drenato per anni le limitate risorse pubblicitarie lontano dai giornali, portando a una illecita concorrenza in quel mercato. L’associazione, che rappresenta oltre 80 media spagnoli tra cui El Pais, El Mundo, Abc e La Vanguardia, chiede per questo 550 milioni di euro di risarcimento, calcolato sul periodo intercorso tra il maggio 2018 (entrata in vigore del Gdpr) e il luglio 2023 (data della sentenza della Corte).

Come riporta Tech Crunch, c’è una nota ironica in questa vicenda. Meta (ma non è la sola), come sappiamo, ha da poco presentato il suo modo di adeguarsi offrendo, come alternativa alla profilazione, la possibilità di pagare un abbonamento mensile tra i 10 e i 13 euro. Questa soluzione, al vaglio dei garanti europei, è ritenuta altrettanto invalida dagli editori spagnoli che parlano di un consenso forzato. Ma, come si diceva, questa è una opzione simile a quella adottata da alcuni editori europei, anche se non possiamo dire con certezza quanti di questi siano spagnoli. Sul punto poi bisognerà vedere quanto, in questa nuova modalità scelta da social media ed editori, incida, da un lato, il livello di concorrenza presente sul mercato (quanti sono i social network? quanti i giornali?) e, dall’altro, il prezzo richiesto (quanto viene chiesto dai social network? quanto dai giornali?).

Intanto, tutto potrebbe ancora cambiare visto che la Commissione europea è in procinto di presentare ufficialmente il risultato dell’annunciato cookie pledge, una iniziativa su base volontaria in cui gli aderenti presenteranno i loro cookie banner in modo più rispettoso del consumatore. Una delle novità anticipate da Euractiv prevede proprio che, in presenza di un approccio “paga o sarai profilato”, sia prevista una terza via in cui la pubblicità si basi sul contesto e non sulla personalizzazione. Per semplificare, se seguo post e notizie di sport vedrò pubblicità a tema sportivo, e così via. Certo è che il mercato pubblicitario sta vivendo una grande fase di riassestamento e aziende e autorità saranno chiamate a vigilare ed agire di conseguenza.



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di Vincenzo Tiani www.wired.it 2023-12-19 05:30:00 ,

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