L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha diffuso una nota informativa importante sui medicinali contenenti il principio attivo metamizolo, utilizzati come antipiretici e analgesici, piuttosto contro febbre e dolore. Non è un allarme e i prodotti non saranno ritirati, ma – avverte l’Aifa in accordo con le autorità europee – bisogna prestare attenzione ai possibili effetti avversi che in questo periodo possono essere confusi con quelli delle sindromi influenzali. In particolare ci si riferisce all’agranulocitosi, una condizione patologica acuta per cui si verifica un drastico calo di globuli bianchi e, di conseguenza, delle difese dell’organismo. Ecco cosa c’è da sapere.
Sorveglianza costante
Un primo avviso era già stato rilasciato dall’Agenzia europea per i medicinali (Ema) lo scorso settembre, da quando era stata indetta una revisione della farmacovigilanza dei farmaci a base di metamizolo. Ora Aifa rincara la dose: bisogna lasciare alta l’attenzione dei curanti e aumentare l’informazione verso i pazienti che assumono metamizolo perché vigilino sui sintomi e, qualora ci fosse un sospetto, si rivolgano immediatamente ai professionisti. Lo scopo è minimizzare gli esiti gravi dell’agranulocitosi.
Cos’è l’agranulocitosi
L’agranulocitosi è una condizione patologica seria, definita come la riduzione del numero di granulociti (globuli bianchi) con proprietà inferiori a 100 cellule per millimetro cubo di sangue. Le conseguenze possono essere gravi, perché aumenta molto il rischio di infezioni che possono diventare fatali. Talvolta i sintomi dell’agranulocitosi, però, possono essere inizialmente confusi con quelli di una sindrome influenzale. Di frequente, infatti, chi la sviluppa ostentazione febbre, mal di gola, brividi, astenia e candidosi (lesioni alle mucose, come in bocca, in gola o a livello genitale).
È un fatto noto che l’agranulocitosi può essere provocata anche da farmaci, appunto, tra cui alcuni antinfiammatori non steroidei come il metamizolo. Questa reazione non è dose-dipendente, piuttosto non dipende da quanto farmaco si assume, e può verificarsi anche se in passato si è già assunto il medicinale senza problemi. I sintomi – avverte l’Aifa – possono comparire anche poco dopo l’interruzione del trattamento e essere mascherati nei pazienti in trattamento con una terapia antibiotica.
Minimizzare gli effetti
L’avviso diramato prima da Ema e poi da Aifa non è di denuncia di un effetto collaterale sconosciuto: l’agranulocitosi in seguito all’assunzione di metamizolo è considerata una reazione avversa rara o ultra-rara, anche se la commissione di esperti che ha effettuato la recente revisione sui farmaci ritiene che le avvertenze vadano aggiornate. Lo scopo delle Agenzie è quello di sensibilizzare medici e pazienti sulla possibilità di sviluppare agranulocitosi in seguito al trattamento con metamizolo, soprattutto in questo periodo dell’anno. Pertanto vengono elencate misure per minimizzare gli effetti più gravi dell’agranulocitosi.
In breve – si legge nella nota – “i pazienti trattati con medicinali contenenti metamizolo devono essere informati riguardo: ai sintomi precoci suggestivi di agranulocitosi, tra cui febbre,brividi, mal di gola e piaghe dolorose delle mucose, in particolare nella bocca, nel naso e nella gola o nelle regioni genitali o anali; alla necessità di mantenere alta l’attenzione su questi sintomi, giacché possono manifestarsi in qualsiasi momento durante il trattamento, anche poco dopo l’interruzione del trattamento; alla necessità di interrompere il trattamento e dirigersi immediatamente al medico se sviluppano questi sintomi”.
Cosa fare in caso di sospetto
Se il paziente in terapia con metamizolo lamenta questa sintomatologia deve dirigersi subito a un medico, che deve prescrivere l’interruzione del trattamento e l’esecuzione immediata di un emocromo completo (inclusa la formula leucocitaria). “Se l’agranulocitosi viene confermata – continua la nota – il trattamento non deve essere reintrodotto. Il metamizolo è controindicato nei pazienti con un’anamnesi di agranulocitosi indotta da metamizolo (o da altri pirazoloni o pirazolidine), con compromissione della funzionalità del midollo osseo o con malattie del sistema emopoietico”.
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di Mara Magistroni www.wired.it 2024-12-10 14:21:00 ,