di Adrienne So
Di recente mi è venuta voglia di rivedere Ready Player One, l’adattamento cinematografico, diretto da Steven Spielberg, dell’influente romanzo di Ernest Cline, che racconta di un futuro in cui la realtà virtuale è il mondo reale. Nella scena iniziale, il protagonista Wade Watts si arrampica su e giù per uno sgangherato campo caravan, prima di mettersi un visore. La maggior parte delle persone ha abbandonato la realtà trascurata e fatiscente per Oasis, un mondo virtuale di possibilità illimitate, dove ognuno può fare, essere o apparire come vuole.
Se un anno fa mi avessero chiesto se eravamo vicini al mondo di Ready Player One, avrei sbuffato, elencando una qualsiasi delle obiezioni che avevano espresso i miei colleghi più scettici. Un recente sabato pomeriggio, però, mio marito ha indossato un visore per la realtà virtuale Meta Quest 2 per giocare a Puzzling Places, un puzzle 3D, mentre i nostri figli erano impegnati con i loro peluche e io smistavo il bucato.
Dopo pranzo, mia figlia di sei anni ha avuto il permesso di passare una mezz’oretta su Tilt Brush di Google, un’applicazione di disegno 3D con cui ha creato un gelido paesaggio invernale, completo di nevicata e due pupazzi di neve chiamati Lisa e Tom. Mio figlio di quattro anni osservava estasiato mentre il visore trasmetteva immagini sullo schermo. Dopo cena, ho sorpreso mio marito mentre si rimetteva il visore. Gli ho chiesto di metterlo in carica una volta finito, perché da lì a un’ora avrei provato alcuni nuovi giochi con una collega.
Essere il genitore di un bambino di 4 anni ancora non vaccinato, nel mezzo di un inverno piovoso in Oregon, durante una pandemia globale ancora in corso, non è un’esperienza che consiglierei. I miei figli vanno a scuola e all’asilo, ma per ridurre i rischi abbiamo cancellato le lezioni di nuoto e di ginnastica, come anche gli appuntamenti di gioco. La realtà virtuale non è perfetta, ma ci ha permesso di estendere il nostro lockdown a tempo indeterminato, almeno finché mio figlio non potrà essere vaccinato. E poi devo ammetterlo: mi piace.
Una nuova speranza
Le cose però non erano iniziate in questo modo. Avevo ricevuto Meta Quest 2 in prestito a novembre, per provare il coworking con i miei colleghi e sperimentare le riunioni in realtà virtuale. Per lavorare o rilassarmi, ho trovato il visore assolutamente insoddisfacente. Se voglio meditare, porto il cane a fare una passeggiata, mentre quando ho bisogno di sfogarmi vado a correre. “Nessuna app è come la realtà“, aveva gongolato mio marito dopo aver visto il visore lasciato a prendere polvere e inutilizzato sulla mia scrivania per circa un mese.
Questo fino a Natale, quando parenti da entrambi i lati della mia famiglia sono venuti a trovarci, spingendoci a ripristinare un rigoroso distanziamento sociale per proteggere i membri più anziani della famiglia nel bel mezzo del picco di infezioni dovute alla variante omicron. Intrappolata in dimora senza possibilità di sfuggire ai miei cari, una notte ho scaricato Puzzling Places. In sottofondo si diffonde una musica meditativa mentre si manipolano pezzi di monumenti, vestiti e luoghi nello spazio 3D circostante. Il click e il bagliore prodotti quando ogni tessera va al suo posto creano dipendenza.
Mi sono messa a scaricare altri giochi. Poi altri ancora. Abituarsi al visore non è stato facile. Meta Quest 2 è molto più leggero e facile da usare rispetto alle versioni precedenti, ma è ancora pesante e poco pratico. Essere catapultati in uno spazio vuoto senza gambe è ancora disorientante; mi sono comprata un sacchettone delle stesse caramelle gommose allo zenzero che usavo per combattere la nausea durante la gravidanza.
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www.wired.it
2022-01-27 16:24:37