Author: Pierluigi Frattasi
Data : 2024-09-18 15:33:32
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Le intercettazioni nell’inchiesta della Dda di Napoli e dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna sulla camorra a Palma Campania.
Immagine di repertorio
Un padre chiede alla camorra di uccidere il proprio figlio. Prima la confessione: “È la quarta volta che mi ha picchiato… sia mio genero e sia mio figlio”. Poi la richiesta agghiacciante “…di farli scomparire proprio, e di non farli trovare proprio…”. Il macabro incontro avviene in un ufficio del cimitero di Palma Campania, dove gli uomini del clan ricevono gli appuntamenti. E il padre, secondo quanto ricostruito dai magistrati, sembrerebbe anche pronto a pagare per commettere il duplice omicidio. Una storia che fa gelare le vene ai polsi quella ricostruita nell’inchiesta della Dda di Napoli e dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna che vede coinvolto il clan Fabbrocino.
Le intercettazioni nell’inchiesta della DDA di Napoli
Un’indagine che oggi ha portato alla notifica di dodici arresti in carcere e di un obbligo di presentazione a tredici indagati, a vario titolo accusati di associazione di tipo mafioso, detenzione e porto di armi, estorsione, tentata estorsione e trasferimento fraudolento di proprietà.
Nelle intercettazioni ambientali, attraverso le cimici piazzate nell’ufficio riconducibile a una società, nel cimitero della cittadina del Napoletano, viene riportata anche la macabra richiesta. Quella di un genitore, che secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbe denunciato alla camorra i maltrattamenti da parte del figlio e del genero, sembrerebbe per motivi patrimoniali, chiedendo addirittura un duplice omicidio e la distruzione dei cadaveri.
La risposta dell’affiliato: “Ci parlo io, devono fare i bravi”
L’episodio in questione risale al 20 giugno 2022. Per fortuna, la richiesta del padre non viene accolta e il duplice omicidio non sarà mai commesso. È lo stesso affiliato al clan a chiedere al padre di ragionare. “Vedo di parlarci io… – è la replica dell’affiliato – non dobbiamo far scomparire niente, dobbiamo dire che con voi devono fare i bravi”.
La conversazione, come detto, viene registrata dalle cimici e finisce agli atti dell’inchiesta. Secondo i giudici, nell’ufficio del cimitero il clan avrebbe convocati gli imprenditori a cui imporre il pizzo, ma avrebbe accolto pure le persone afflitte da vari problemi personali, provando a mediare e a risolverli. In questo caso, per fortuna, il atrocità è stato scongiurato, e l’episodio si è chiuso con una “ramanzina”.
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Pierluigi Frattasi , 2024-09-18 15:33:32 ,