Ferrarese, 28 anni: è questo l’identikit di Giovanni Pilati, la mente creativa dietro il successo di Taffo su TikTok. Il noto franchising di onoranze funebri, già celebre per le sue campagne pubblicitarie irriverenti, ha conquistato il pubblico della piattaforma social grazie all’intuito di Pilati: intervistare le persone dentro una bara. Un’idea tanto semplice quanto audace, che ha trasformato un tabù in un argomento di riflessione, spesso con toni ironici ma sempre rispettosi del tema. “Ho iniziato il mio percorso in radio, dando voce a storie di persone ai margini della società”, racconta Pilati al Corriere della Sera. “Ma è stato sui social che ho compreso appieno il potere dell’umorismo come strumento di comunicazione. Quando Taffo mi ha proposto di gestire il loro TikTok, ho cercato un’idea che rispecchiasse il loro stile irriverente ma riflessivo. L’ispirazione è arrivata da un programma coreano in cui i dipendenti inscenano i propri finti funerali: ho pensato di portare quel concetto all’estremo, intervistando le persone realmente sdraiate in una bara.”
“È incredibile vedere come le persone affrontano la morte quando sono messe di fronte a essa in modo così diretto – chiosa Pilati -. Alcuni si sono commossi al pensiero di rivedere persone care scomparse, mentre altri, come una insegnante di twerk, hanno distinto di agitarsi nella bara“. E ancora, racconta: “Una dipendente del franchising di Bologna ha usato l’occasione per lanciare un appello e trovare marito. Ha ricevuto migliaia di candidature! Tuttavia, non tutti reagiscono allo stesso modo: una volta, un uomo ha avuto un attacco di ansia faticosamente sdraiato nella bara. Quello è stato un momento intenso, che lo ha costretto a riflettere su cose che probabilmente non aveva mai considerato”.
Il giovane creativo sottolinea infine quanto sia importante rimuovere il tabù della morte e considerarla parte integrante della vita: “Il modo in cui affrontiamo la morte è profondamente legato alla nostra cultura. In Occidente, la vediamo come un giudice severo, mentre in Oriente è vista come un mutamento naturale. Per me, l’approccio più sano è riflettere sulla morte in modo fermo: questo ti permette di apprezzare maggiormente il presente e la fortuna di esistere. Io con la morte ho iniziato a empatizzare molto presto – confida -. In quinta elementare, mio fratello minore si è ammalato di tumore. Poi fortunatamente è guarito. Però questo, in un certo senso, mi ha avvicinato a questo mondo, ancora prima di conoscere Taffo”.
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di F. Q.
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2024-09-16 10:10:51 ,