La strada che porta alla nascita di un nuovo chip made in Italy passa da Altopascio, provincia di Lucca. Nel 1999 qui è nata Microtest, oggi una multinazionale tascabile che compete sui mercati internazionali dei semiconduttori. Fatturato 2022 a 32 milioni di euro, l’obiettivo per il 2023 è toccare quota 50 di ricavi. “Il mercato è in continua evoluzione; in questo settore se non cresci non puoi rimanere stabile: metti a rischio la tua sopravvivenza”, racconta a Wired Giuseppe Amelio, amministratore delegato di Microtest. I competitor fatturano miliardi di dollari, facile diventare prede: “Microtest sta cambiando, il piano è farla competere nel mondo. Abbiamo acquisito Test Inspire in Olanda e ora abbiamo lanciato un’opa su un’altra società per creare un polo internazionale”. Sul tavolo ci sono 29 milioni di euro per Roodmicrotec, “ma non è finita -assicura Amelio – ci affacceremo su altri mercati come gli Stati Uniti”.
Il libro soci di Microtest da un anno è controllato da Xenon, fondo italiano di private equity, che ha affiancato i due fondatori, Giuseppe Amelio e Moreno Lupi. La società vanta un bouquet di 28 brevetti attivi e investe fino al 15% del proprio fatturato in ricerca e sviluppo. Progetta e realizza macchine per il test di wafer di silicio e semiconduttori, oltre a mettere a disposizione delle test house, in Italia e Malesia, per svolgere direttamente gli esami. Una terza linea di business è dedicata alla microelettronica e punta a integrare i processi di sviluppo di un nuovo chip, dalla progettazione all’industrializzazione di prodotti finiti realizzati su misura per i clienti business.
“L’ambizione è creare un polo dei semiconduttori, per dimostrare le capacità dell’Italia di produrre tecnologia. L’idea – spiega Amelio – è avere una società in grado di generare un chip, di qualunque tipo e di complessità, dall’idea alla consegna. Il traguardo massimo sarebbe costruirlo completamente in Italia”, dice l’ad di Microtest.
Il Chips Act per crescere nel mondo
“Le aziende che fanno microelettronica oggi sono abbastanza nel mirino della politica per capire come fare a farle sviluppare ulteriormente”, nota Amelio. Ma per sostenere la ricerca servono “investimenti importanti”. L’Unione europea è in campo con il Chips Act che a luglio ha messo a disposizione 3,3 miliardi di euro per sostenere l’industria europea dei semiconduttori. L’obiettivo di Bruxelles è mobilitare in tutto 43 miliardi, tra investimenti pubblici e privati, per raddoppiare entro il 2030 la quota di mercato europea nel settore, portando la produzione al 20% dall’attuale 10% in meno di un decennio.
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di Michele Chicco www.wired.it 2023-08-23 05:00:00 ,