Midterm Usa, Georgia decisiva per il Senato. Ago della bilancia un libertario

Midterm Usa, Georgia decisiva per il Senato. Ago della bilancia un libertario

Midterm Usa, Georgia decisiva per il Senato. Ago della bilancia un libertario


“È stata una grande notte per i democratici”. A due giorni dal voto di midterm, martedì 8 novembre, il presidente degli Stati Uniti non smette di tirare sospiri di sollievo per il risultato del voto Usa. Ad un evento a Washington per ringraziare gli attivisti del partito, Biden ha ricordato che si trattava della “prima elezione dopo l’attacco (a Capitol Hill, ndr) del 6 gennaio 2021 e c’era la paura che la democrazia non superasse il test. Lo ha superato!”. “Ce l’hai fatta Joe!”, sintetizza la sua vice Kamala Harris ripetendo la frase pronunciata in una telefonata, di cui il video era poi diventato virale, dopo la vittoria alle elezioni del 2020. “We did it Joe!”, celebrando il successo alle Midterm.

Evitata la temuta “ondata rossa”, il tradizionale colore dei Repubblicani, manca ancora la misura esatta di quanto i democratici hanno scampato il pericolo. I numeri definitivi delle elezioni sono infatti ancora incerti per entrambi i rami. Alla Camera dei Rappresentanti sarà necessario aspettare giorni per avere una idea chiara della sua composizione, con il conteggio dei voti che prosegue in California, Oregon, Nevada e Arizona. Sono 35 i seggi ancora da assegnare. I Democratici che guidano la corsa in 24, e i Repubblicani – che hanno bisogno solo di altri nove seggi per poter raggiungere quota 218 necessaria per controllare la Camera – in 11.

Senato appeso al risultato in tre Stati

Al Senato, nel frattempo, i Repubblicani possono contare su 49 seggi, i Democratici su 48, e l’assegnazione della maggioranza spetterà a un trio di Stati ferocemente contesi; Nevada, Arizona e Georgia. Entrambe le parti possono ancora prevalere in Nevada e Arizona, dove si prevede che il conteggio delle schede in arrivo in ritardo durerà ancora diversi giorni, e potrebbe terminare, secondo le autorità elettorali locali, all’inizio della prossima settimana. Per il risultato finale della Georgia sarà invece necessario aspettare il voto di ballottaggio fissato al 6 dicembre.

Secondo alcuni analisti, il Nevada dovrebbe andare ai Repubblicani (con l’83% delle schede scrutinate il candidato trumpiano Adam Laxalt conduce con il 49,4% contro il 47%,6% della senatrice uscente Catherine Cortez Masto) mentre l’Arizona dovrebbe restare appannaggio dei dem (l’ex astronauta Mark Kelly guida con il 51,5% contro il 46,3% del finanziere Blake Master, anche lui sponsorizzato dal tycoon, dopo lo spoglio del 70% dei voti). In tal caso il Grand Old party salirebbe a quota 50, il partito dell’Asinello a 49, e diventerebbe determinante il ballottaggio in Georgia tra il reverendo dem Raphael Warnock (al 49,42% col 95% delle preferenze scrutinate) e l’ex leggenda del football Herschel Walker (48,52%) imposto da Trump.

Decisive le scelte del candidato Chase

Se vincerà il primo, i dem potranno contare sul voto della vicepresidente Harris per spezzare la parità a loro favore, altrimenti il Senato finirà sotto il controllo del Gop. Ad impedire che uno dei due superasse la soglia del 50% è stato il candidato libertario Chase Oliver (2,07%, pari a 81.175 mila voti): un candidato difficile da incasellare e che si descrive orgogliosamente “armato e gay”. Oliver non intende dare l’endorsement a nessuno, ma spera di invitare entrambi i duellanti ad un forum per un confronto con gli elettori libertari e indipendenti. Potenzialmente saranno i suoi simpatizzanti a fare la differenza, sempre che vadano a votare.



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