“Il Decreto Piantedosi? Meglio chiamarlo ‘Decreto naufragi‘”. Luca Casarini, capomissione di Mediterranea Saving Humans, in questi giorni è a Lampedusa, nella frontiera più a sud d’Europa anche in pieno inverno gli sbarchi si susseguono con gli uomini della Capitaneria di porto e della Guardia di finanza impegnati senza soluzione di continuità. “La situazione è come sempre assurda – dice all’Adnkronos -: ieri mattina un ragazzo di 30 anni, Mohammed, di origini bengalesi, è deceduto in un hotspot che ha poco meno di 400 posti ma che è arrivato a ‘ospitare’ nei giorni scorsi persino 1.300 persone. Le cause di questa morte sono tutte da accertare, ma è chiaro che qui si insiste su un sistema di confinamento, l’hotspot, quando, invece, servirebbe un dispositivo di prima accoglienza e un trasferimento rapido dall’isola delle persone che raggiungono le coste”.
Nelle scorse settimane sulla più grande delle Pelagie è tornato il leader della Lega e ministro delle Infrastrutture. “Matteo Salvini che viene a fare la campagna elettorale dove è adesso? E tutte le promesse che ha fatto ai lampedusani, dalla legge speciale ai fondi per un ospedale che si possa chiamare tale, che fine hanno fatto?”, chiede l’attivista. Da Salvini a Piantedosi per il capomissione di Mediterranea c’è un unico filo rosso: ostacolare l’attività delle ong. “Il decreto Piantedosi si muove nella logica di rendere più difficile e a volte impossibile il soccorso civile in quel tratto di acque internazionali che chiamano impropriamente ‘zona Sar libica’”. E per farlo la nuova strategia del Governo – è la tesi di Casarini – è l’assegnazioni di porti di sbarco sempre più lontani dalla zona di ricerca e soccorso. “Vogliono togliere di mezzo i testimoni di quello che accade tutti i giorni nel Mediterraneo centrale – dice -: naufragi, omissioni di soccorso, catture e deportazioni nei lager di donne, uomini e bambini”.
Casarini snocciola i numeri. “Andiamo ben oltre i 30.000 catturati e deportati all’anno, una violazione sistematica della Convenzione di Ginevra, di cui sono complici e anche artefici sia il Governo italiano che l’Unione europea. Per questo i ‘porti lontani’: le ong danno fastidio a questo piano di respingimento collettivo e di omissione di soccorso”. La prima conseguenza del nuovo decreto è “meno navi che soccorrono, più decessi in mare e più torturati e uccisi in Libia“. Il capo del Viminale durante una conferenza stampa ad Agrigento ha respinto l’accusa di una strategia politica nell’assegnazione dei porti di sbarco alle ong impegnati nel Mediterraneo centrale, spiegando che l’unico motivo è quello di ‘decongestionare’ la Sicilia e la Calabria. “Perché non esistono i trasferimenti via terra una volta avvenuto lo sbarco? Le migliaia di persone soccorse dalla Guardia costiera e dalla Guardia di finanza dove le fa sbarcare il Viminale?”, chiede adesso Casarini.
“Se l’obiettivo fosse rendere più organizzato ed efficiente il soccorso in mare grazie alla cooperazione di tutti le navi, istituzionali e non – ragiona il capomissione di Mediterranea -, il porto dovrebbe essere quello che consente una conclusione delle operazioni il più rapida possibile. E che consenta un ritorno veloce della nave di soccorso nel tratto di mare più pericoloso. Piantedosi chi pensa di prendere in giro? Ha decongestionato la Sicilia e la Calabria obbligando 110 persone a stare in navigazione verso un porto lontano 1000 km?”.
C’è poi un altra “ridicola giustificazione” del ministro Piantedosi secondo cui le navi ong rappresenterebbero un pull factor per le partenze dalle coste del nord Africa. “Una teoria smentita dai dati, peraltro forniti dal Viminale – taglia corto Casarini -. Gli attraversamenti del Mediterraneo aumentano quando il mare è più calmo, quando le condizioni meteo sono più favorevoli. E gli affari dei trafficanti aumentano quando diventa sempre più difficile per le persone la fuga dall’inferno con mezzi legali. Dicono che vogliono combattere i trafficanti? Quanti profughi hanno evacuato finora? Numeri irrisori rispetto alla situazione in Libia. Ma a loro – questa è la verità – non interessano i diritti umani e la protezione della vita di bambini, donne e uomini. Interessa bloccarli e per farlo si affidano a criminali che magicamente diventano ufficiali della cosiddetta Guardia costiera libica, a milizie che si vendono al miglior offerente, in un Paese lacerato dalla guerra tra fazioni”.
“Il miliardo di euro che dal 2017 ha foraggiato questi banditi – conclude Casarini – è servito alla stabilità e alla democratizzazione della Libia? Neppure per sogno. Anzi, avendo alimentato lo strapotere di queste mafie, il Governo ha reso più difficile di prima una democratizzazione. E questo anche a scapito del popolo libico, di una società civile che tenta coraggiosamente di avere un futuro”. (di Rossana Lo Castro)
[email protected] (Web Info) 2023-01-14 13:35:30
Adnkronos – Cronaca
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