Pertanto, il suo rilascio viene concesso se a chi non rientra nelle altre due forme di protezione, o se in attesa che i suoi requisiti vengano verificati, nel caso esistano “fondati motivi di ritenere che l’allontanamento dal territorio nazionale comporti una violazione del diritto al rispetto della sua vita privata e familiare”.
Secondo dati Eurostat, nel 2022, in Italia è stato concesso lo status di rifugiato a 6.161 persone, la protezione sussidiaria è stata assegnata ad altre 6.770, mentre la protezione speciale a 10.865. Ma si tratta di meno del totale delle richieste pervenute, dato che il 53% sono state invece rigettate.
Ma cosa succede negli altri paesi europei?
Secondo le dichiarazioni della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e di altri esponenti della destra, la protezione speciale sarebbe una peculiarità italiana, che garantirebbe una “protezione ulteriore rispetto a quello che accade nel resto d’Europa”. Ma questa idea è semplicemente falsa e fuorviante, perché forme di protezione complementare ulteriori a quelle previste dalle norme internazionali esistono in altri 17 paesi europei.
Sempre osservando dati Eurostat, i paesi che hanno offerto protezione ai migranti per motivi umanitari sono la Germania, la Spagna, l’Italia, la Svizzera, l’Irlanda, i Paesi Bassi, la Svezia, l’Austria, la Finlandia, la Danimarca, il Montenegro, l’Islanda, la Norvegia, Malta, la Slovacchia, il Liechtenstein, l’Ungheria e la Polonia. E la stessa Camera dei deputati ha pubblicato, nel 2018, un elenco di tutti i paesi europei che concedono permessi di soggiorno speciali rispetto a quelli previsti dalle norme internazionali.
Davvero senza protezione speciale si ridurrebbero i migranti?
Secondo molti esperti, come Filippo Miraglia, coordinatore del Tavolo asilo e immigrazione intervistato da Avvenire, rimuovere la protezione speciale sarebbe “un disastro nel sistema d’accoglienza” che alimenterà “confusione, disagio sociale, emarginazione e conflitti”, andando ad gravare e complicare il lavoro per le istituzioni locali e, in particolare, per i comuni, che dovranno investire più denaro e personale per far fronte al caos.
Infatti, abolire un tipo di protezione non avrà alcun effetto sul numero di migranti in arrivo. Al contrario andrà ad aumentare il numero di persone irregolari, prive di documenti, non iscritte nei registri ufficiali dello stato e quindi più difficili da rintracciare e controllare e facile prede di lavoro nero, sfruttamento e caporalato. Tre elementi che assieme contribuiscono ad aumentare l’evasione fiscale e contributiva.
Contro il piano del governo è già arrivato un appello firmato dai sindaci di sei tra le più grandi città italiane, preoccupati dalle proposte di modifica “all’unico sistema di accoglienza migranti effettivamente pubblico, strutturato, non emergenziale che abbiamo in Italia”, si legge su Fanpage. I firmatari sono il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, di Milano, Beppe Sala, di Napoli, Gaetano Manfredi, di Torino, Stefano Lo Russo, di Bologna, Matteo Lepore, e di Firenze, Dario Nardella.
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di Kevin Carboni www.wired.it 2023-04-17 10:03:50 ,