La decisione della Cedu è arrivata un’ora e mezza prima della partenza, il 15 giugno 2022. I giudici si sono espressi su uno degli uomini che si stavano imbarcando sull’aereo, un cittadino dell’Iraq, stabilendo che la sua deportazione in Ruanda avrebbe costituito una violazione dei suoi diritti, perché gli restavano ancora a disposizione delle vie legali per chiedere asilo nel Regno Unito. E così è ricominciata la battaglia tra tribunali e parlamento sull’accordo britannico con il paese africano. Dopo la sentenza della Cedu diversi migranti in lista per il trasferimento hanno fatto ricorso alla giustizia del Regno Unito, vedendo in parte accolte le loro rimostranze.
L’Alta corte, tribunale britannico di primo grado, ha accolto alcuni di questi ricorsi, ma ha anche dichiarato legittimo il piano di deportazione. Il governo di Rishi Sunak è così andato avanti per la sua strada, invocando l’intervento della Corte Suprema e nel frattempo, nel luglio di quest’anno, approvando ufficialmente l’Illegal Migration Bill. Ma ora le cose sono cambiate.
La sentenza della Corte Suprema
La Corte Suprema, attraverso l’opinione unanime di cinque giudici, ha stabilito che il piano di deportazione in Ruanda dei richiedenti asilo del Regno Unito è illegale. E ha così fatto cadere uno dei pilastri politici del governo Sunak.
Secondo i giudici c’è il rischio che le persone trasferite in Ruanda possano poi a loro volta essere rimandate nei loro paesi di origine, facendo dunque cadere la loro protezione internazionale. La Corte, nel dichiarare illegale il piano britannico, ha preso come esempio un accordo simile firmato da Israele con il Ruanda nel 2013, che si era tradotto in respingimenti dal Ruanda verso i paesi di origine di molte persone che avevano fatto richiesta di asilo proprio in Israele.
“Questo non era il risultato che volevamo, ma abbiamo passato gli ultimi mesi a pianificare tutte le eventualità e rimaniamo completamente impegnati a fermare i barconi”, ha dichiarato il premier Sunak, che ha alluso all’esistenza di un piano B sul tema delle deportazioni. La sentenza della Corte arriva proprio a poche ore dal licenziamento della ministra dell’Interno, Suella Braverman, per dispute con il resto del governo sul tema dell’accoglienza. Uno dei fedeli di Braverman ha parlato di un nuovo progetto di legge da approvare prima di Natale per rendere operative le deportazioni in Ruanda, mentre Braverman ha detto che il Regno Unito dovrebbe lasciare la Corte Europea dei diritti dell’Uomo, di cui fa ancora parte.
Intanto il Ruanda ha fatto sapere che i 140 milioni di euro del governo britannico sono già stati indirizzati a una serie di progetti governativi. Questo significa che l’accordo tra il paese africano e il Regno Unito potrebbe ora trasformarsi in una disputa economica.
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di Luigi Mastrodonato www.wired.it 2023-11-15 15:11:57 ,