Milano laboratorio del Terzo polo. È qui che il duo Calenda e Renzi hanno raggiunto il 16%, più del doppio della media nazionale. Un risultato alto anche quello di Roma (11%), ma non a questi livelli. E comunque a Roma Carlo Calenda ha svolto buona parte della sua attività politica ed è stato candidato sindaco. Eppure l’apprezzamento maggiore è arrivato all’ombra della Madonnina. Dal capoluogo lombardo parte quindi la riflessione, dai prossimi giorni, su come far crescere questa realtà che, partita dal Parlamento, trova in Milano la sua capitale naturale.
I politici milanesi dicono che c’è qualcosa di naturale in questa sintonia, visto che Calenda è stato un dirigente aziendale e quindi a Milano trova i suoi interlocutori, nella capitale dell’economia e dei «ceti più professionalizzati».Inoltre storicamente Milano è la città degli esperimenti politici, quindi se anche il risultato non era certo atteso, non è così sorprendente.
Il punto ora è che cosa ne sarà di questo patrimonio. Riuscirà a interloquire con il Pd, che a Milano resiste e si conferma primo partito? Prenderà la forma di un partito in grado di suggerire candidati? Lo sguardo è rivolto alle prossime elezioni regionali, quelle più vicine.
A Palazzo Lombardia Fontana in bilico
E a questo proposito, con la vittoria netta del partito di Giorgia Meloni, la riconferma del governatore leghista Attilio Fontana come candidato per la Lombardia non è più così scontata. Anzi, si fa sempre più avanti, a un solo giorno dal risultato clamoroso di Fdi, la figura di Letizia Moratti, la candidata all’orizzonte che si è detta disponibile a mettersi in pista per il centrodestra, anche se non ha ancora detto se è intenzionata a candidarsi comunque, anche come antagonista di Fontana (e molti osservatori dicono di si, che il suo quartier generale è già pronto).
L’altolà di Salvini: «Squadra che vince non si cambia»
La frase di Matteo Salvini, leader della Lega, che ha voluto sottolineare il valore di Fontana, ha l’effetto di tradire più incertezze che certezze. «Squadra che vince non si cambia» è tornato a ripetere dalla sede storica di via Bellerio, ribadendo un concetto che va sviscerando da mesi, ossia che il nome del governatore lombardo è blindato.