Moda italiana, come può crescere nel digitale

Moda italiana, come può crescere nel digitale


All’appello della trasformazione digitale, anche in ottica sostenibilità, il fashion italiano risponde “presente” ma non ancora abbastanza. Lo conferma l’evento “Fashion 4.0 – Il Digitale per un Futuro Sostenibile”, organizzato da Anitec-Assinform, l’Associazione di Confindustria che raggruppa le aziende ICT in Italia, di scena a Milano il 15 novembre.

I buoni motivi per abbracciare la trasformazione digitale, termine onnicomprensivo che rappresenta scopi e strumenti decisamente diversi, non sono poi così differenti da quelli di altre industrie e sono sintetizzabili perlopiù in efficientamento operativo, sostenibilità, miglioramento dei processi di vendita e di prodotto e -naturalmente- nuove vie allo sviluppo e alla “messa a terra” del capitale creativo.

Ma qualche resistenza è fisiologica per un settore in cui esperienza e know how sono connessi a una dimensione di tradizione che, apparentemente, potrebbe cozzare con l’introduzione di leve tipiche dell’industria 4.0. Ma i margini ci sono come ribadito dall’evento promosso da Anitec-Assinform, parte di un progetto più ampio che punta a “sensibilizzare il settore della moda dell’importanza di aprirsi alla digitalizzazione” e fisiologico contesto di presentazione del White Paper Fashion 4.0.

L’obiettivo del White Paper, come sottolineato da Simone Marchetti, coordinatore del Gruppo di lavoro Anitec-Assinform Filiere 4.0, è quello di “avviare un percorso che mira ad aiutare a colmare il gap di innovazione nel settore moda, un campo complesso dove la tradizione è profondamente radicata”.

Per abilitare la trasformazione servono strumenti ma anche competenze e, guardando ai dati divulgati, il settore ha bisogno di continuare a spingere per mettersi al passo con altre attività manifatturiere. Nel paragone infatti con altri segmenti, sono al ribasso le percentuali nei confronti diretti, partendo dalle competenze, leva fondamentale per l’attuazione del cambiamento: è più bassa la propensione delle imprese moda a organizzare corsi di formazione per aggiornare o sviluppare le competenze Ict /It dei propri addetti (11.8 vs 19); più ridotto l’impiego tra i propri addetti di specialisti Ict (5.5 vs 14) mentre -di contro- è più alto il dato delle imprese che hanno svolto le funzioni Ict interamente con personale esterno (63.4 vs 58.7).

Non stupisce, se già le competenze evidenziano un gap, che il discorso non cambi sul fronte del livello di digitalizzazione inteso come adozione di attività digital (ponendo, come livello base 4 attività su 12). In questo ambito, a fronte di un 54,8 % di imprese con un livello base di digitalizzazione nel settore moda, si attesta al 70,8 la percentuale di imprese allo stesso stadio nell’ambito più generale del settore manifatturiero. Laddove invece le attività manifatturiere presentano un alto livello di digitalizzazione (22,3%), sempre inteso come numero di attività digital adottate, la moda segue con un dato fermo al 10,9%.





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di Maria Rosaria Iovinella www.wired.it 2023-11-15 15:57:07 ,

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