Moderatori, le big tech ne hanno pochi in Europa. E questo è un grosso problema, per noi tutti

Moderatori, le big tech ne hanno pochi in Europa. E questo è un grosso problema, per noi tutti


L’App store conta 28 milioni di utenti in Germania, 24 in Francia, 14 in Italia, 11 in Spagna e 8 nei Paesi bassi. Solo l’Ungheria ha richiesto di cancellare una app con l’accusa che diffondesse contenuti illegali, ma non è dato sapere quale, mentre oltre a Budapest, anche Parigi, Roma, Berlino, Amsterdam e Stoccolma hanno chiesto informazioni sui programmi caricati sul negozio online di Apple.

Pinterest

La app di raccolta immagini, da tempo votata a bacheca di shopping, ha un problema di contenuti sessualmente espliciti. Sono 6,8 milioni quelli che ha cancellato in un mese (25 agosto-24 settembre). È di gran lunga la violazione più importante, dato che la seconda per numero di post incriminati, quella per copyright, si ferma a 780mila casi. Ed è anche la materia che genera più ricorsi alla piattaforma: 62mila nel periodo preso in esame, con 28mila conclusioni. Anche Pinterest non copre tutte le lingue dell’Unione: se per l’inglese 383 moderatori, ne ha uno per lo svedese, due esterni per l’italiano, uno solo per il danese. E ha molte lingue scoperte.

Bing

Scarnissimo il rapporto del motore di ricerca di casa Microsoft, che dice di aver bloccato 35mila post nel mese di settembre. Nessuna informazione sul team che lavora alla moderazione dei contenuti. C’è da chiedersi se Bruxelles si accontenterà di queste noccioline.

Google

Nel caso del motore di ricerca, le sue articolazioni (search, shopping, maps, play) e YouTube i numeri dei moderatori sembrano molto più alti degli altri operatori perché si tiene conto del volume di persone che hanno controllato almeno un contenuto dei diversi servizi nel primo semestre dell’anno. Considerato l’avvicendamento del settore, può essere quindi che ci siano più teste nel conteggio finale di quelle effettivamente impiegate in un determinato momento. Google lo ammette: “I dati non rappresentano i moderatori assunti per la revisione in ciascuna lingua dell’Unione europea e non dovrebbero essere aggregati, in quanto non riflettono il numero totale di moderatori unici disponibili”. Che sarebbe il dato richiesto proprio dal Dsa. Sarà interessante capire se Bruxelles vorrà vederci chiaro, visto che i caveat lasciano intendere che Google forse non si ritiene in regola con le aspettative delle norme comunitarie.

La piattaforma è coinvolta soprattutto in casi di diffamazione e di violazione del copyright, specie su Youtube. Google search invece in 32 milioni di casi ha spento url che rimandavano a siti pedopornografici o attraverso cui veniva diffusa violenza sessuale e in altri 30 milioni di casi, ha agito per violazione del copyright. Il maggior numero di lamentele lo ha ricevuto invece per la moderazione su Maps: 130mila.

Amazon

Il colosso dell’ecommerce, che peraltro ha contestato la sua inclusione nel Dsa, ha un problema diverso da altre grandi piattaforme e, nello specifico, la vendita di prodotti falsi e la diffusione di recensioni finte e truffaldine. Nel rapporto Amazon dà molti numeri sulla sua rete logistica, ma nessuno sul suo team di moderazione. Si intuisce, tuttavia, che deve essere scarno se, come scrive la stessa multinazionale, i team di inquirenti conoscono tedesco, spagnolo, francese, italiano, olandese, polacco e svedese, oltre all’inglese. Molte lingue dell’Unione sono fuori.



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di Luca Zorloni www.wired.it 2023-11-09 06:00:00 ,

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