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Il Pulcinella di Gaetano Pesce? La
scultura installata in piazza Municipio a Napoli, la cui forma
fallica ha suscitato numerose polemiche, secondo lo scultore e
stilista Gianni Molaro “potrebbe non essere di Gaetano Pesce. O,
almeno, non interamente frutto del suo intelletto”.
Nell’installazione, spiega, “ha subito riconosciuto una sua
opera pubblicata, manco a farlo apposta, nello stesso numero di
una celebre rivista di architettura che dopo poche pagine
pubblicava anche un’opera dell’artista spezzino”. Molaro ha reso
noto di aver sporto denuncia contro ignoti “ai sensi
dell’articolo 171 L. n. 633/41 e/o per qualsiasi altro reato si
dovesse ravvisare dalla esposizione dei fatti”, assistito
dall’avvocato Sergio D’Avino. E chiede il sequestro e la
rimozione della statua. “Come è noto – spiega infatti Molaro
-l’opera avrebbe dovuto rappresentare la maschera di Pulcinella
con un cilindro di stoffa colorata montato su un’impalcatura di
tubolari in ferro, terminante, nella parte superiore, da un
colletto di camicia bianco. Ebbene tale opera, ‘ideata’ dal
maestro Pesce nel corso dei suoi ultimi anni di vita e
richiamante una sua precedente realizzazione (lampada di
Pulcinella) di poco scorso, non è altro che la copia,
seppur rivisitata in quanto a materiali e colori, di un’opera da
me realizzata intorno alla metà degli anni Novanta e già edita
su alcune delle più importanti riviste di interior design a
livello nazionale”, commenta Molaro riferendosi al numero 317
dell’Ottobre 2007 della rivista “AD”.
“Trattasi – aggiunge Molaro – di due cilindri costituiti
terminanti con un collo di camicia. Nel caso specifico l’opera,
progettata per adeguarsi, con varie varianti, ai diversi
contesti, erano definiti con cravatta e fungeva da base per la
collocazione di due ulteriori sculture raffiguranti, in forma
stilizzata, una testa maschile ed una femminile. non di più un paio
di pagine prima di quelle su riferite, veniva pubblicata
un’opera (vaso da arredamento) dello stesso Pesce Gaetano.
Appare, pertanto, più che plausibile che lo stesso abbia avuto
nella sua disponibilità copia dello numero della rivista e
tratto da essa ‘ispirazione’ per la sua futura opera”.
In merito alla comparazione delle due opere, “ai fini della
configurabilità del reato di plagio non occorre verificare in
concreto la possibilità di confusione tra due – così come
avviene per i segni distintivi dell’impresa – bensì la
riproduzione illecita di un’opera da parte dell’altra, ancorché
camuffata in modo tale da non rendere immediatamente
riconoscibile l’opera originaria”. “Ciò – secondo Molaro – si
verifica anche nel caso del cosiddetto ‘plagio evolutivo’;
ovvero laddove la nuova opera, per quanto non pedissequamente
imitativa o riproduttiva dell’originaria, a causa del tratto
sostanzialmente rielaborativo dell’intervento che su di essa è
stato eseguito, si traduce, non in un’opera originale ed
individuale ma nell’abusiva, non autorizzata, rielaborazione di
quest’ultima compiuta, comunque, in violazione degli artt. 4 e
18 legge sul diritto d’autore”.
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