I prezzi con l’asterisco non promettono mai nulla di buono. Quest’anno però le grandi aree sciistiche del Trentino Alto Adige – Dolomiti Superski e Campiglio su tutte – non hanno potuto fare altro: troppo elevato il rischio di un impazzimento del mercato dell’energia per non mettere le mani avanti con i turisti su una nuova, possibile revisione dei listini, già ritoccati verso l’alto per la stagione 2022/23.
I ritocchi – cosa mai vista prima, assicurano gli addetti ai lavori – hanno raggiunto anche la doppia cifra anno su anno. Ed è un trend – vedi Bormio, più 13% per il giornaliero – che trova riscontri in tutti i principali territori sciabili italiani. “Vero che ci sono i piccoli impianti per iniziare a sciare, ma le famiglie non potranno non farsi i conti in tasca”, ammonisce Gustav Thoeni, quattro coppe del mondo di sci in bacheca.
A due mesi dal tradizionale via, il ponte di Sant’Ambrogio, si avvertono i primi scricchiolii nell’industria dello sci, che già aveva vissuto nella stagione a cavallo tra il 2020 e il 2021 l’annus horribilis della chiusura per Covid. Ma il peggio potrebbe ancora arrivare: la società che gestisce gli impianti della Panarotta, piccola skiarea trentina, è stata la prima ad alzare bandiera bianca. Troppo alti i costi dell’energia per rischiare un’apertura che potrebbe far collassare i bilanci. Quest’anno dunque gli impianti resteranno chiusi. Con tutto quello che ne consegue: a pagare il prezzo sarà tutto l’indotto della zona, dai maestri di sci alla ristorazione passando per gli alberghi.
È un rischio, quello di una chiusura preventiva, che non corrono i colossi del turismo bianco. Inevitabile però l’aumento dei prezzi, “che comunque – spiega Diego Clara, capo ufficio stampa di Dolomiti Superski – copre parzialmente l’impennata dei costi energetici”. Un giornaliero di Superski per un adulto costerà in alta stagione 74 euro, più 10% rispetto allo scorso anno, mentre lo stagionale (950 euro) si pagherà il 2,4% in più, crescita definita quasi fisiologica. Sul tariffario pesa un “ma”, che Dolomiti Superski ha esplicitato sul proprio sito: “I prezzi potranno subire variazioni per ragioni di ordine fiscale, valutario, economico o sociale”. Il timore è che a gennaio – spiega Clara – il costo dell’energia possa schizzare a mille euro a megawattora, quotazioni da si salvi chi può.
Nella skiarea Campiglio Dolomiti di Brenta il clima è identico. Prezzi ritoccati mediamente del 6% – spiega Cristian Gasperi, dg delle Funivie Folgarida-Marilleva – anche qui con un’avvertenza: “Ci riserviamo di apportare variazioni qualora dovessero emergere situazioni esogene con sensibili aumenti dei costi dell’energia”.
“I listini sono fatti a maggio, quando comincia la commercializzazione sui mercati internazionali – continua Gasperi – ma il 12 ottobre ci troveremo per analizzare la situazione. La nostra ricetta è che non si può riversare sull’utente finale tutto l’onere”. Due conti: in epoca pre-Covid la bolletta a Campiglio era di 1,6 milioni, poi passata a 2,6: le previsioni più ottimistiche parlano ora di uno sforamento di quota 5 milioni.
Se Atene piange, Sparta non ride, come confermano le rilevazioni Assoutenti. A Bormio il giornaliero passa da 46 a 52 euro (più 13%), a Cervinia da 53 a 57 (7,5%), a Livigno da 52 a 59. A Courmayeur (Aosta) giornaliero da 56 a 61 euro, a Cervinia da 53 a 57. Fa eccezione Monterosa Ski: prezzi invariati. Stessa politica adottata sull’Appennino bolognese, dove le tariffe della Corno alle Scale sono rimaste pressoché uguali (appena un euro di aumento). In Piemonte i tariffari non sono ancora pubblicati, ma è previsto un aumento dell’8-10%.
In generale, gli aumenti potrebbero frenare l’avvicinamento alla pratica dello sci. Se una famiglia composta da quattro persone adulte (per i minori ci sono gli sconti) volesse fare una giornata con Superski Dolomiti tra febbraio e metà marzo, pagherebbe 300 euro: “Senza contare i soldi per viaggio e pasti – sottolinea Thoeni – Sono prezzi che non incentivano ad andare sulle piste”. Lo sci sta diventando uno sport solo per ricchi? “È anche vero che Dolomiti Superski è il top: ci sono altre piccole realtà dove si può sciare. Di certo sono lontani i tempi in cui ci pagavamo gli ingressi aiutando gli operatori nella battitura”.
A pesare sulla bolletta è soprattutto la “neve programmata”, che dovrà fare i conti anche con la crisi idrica, tutt’altro che risolta. Valeria Ghezzi, presidente Anef, associazione che aggrega gli impiantisti, non nasconde il timore che il caso Panarotta sia la punta dell’iceberg: “Molte società medio-piccole hanno manifestato forti preoccupazioni e sono in attesa”. Magari sperando nell’arrivo di abbondante neve naturale. “Diverso è per le grandi realtà – aggiunge Ghezzi – che però dovranno rinunciare ai margini per restare aperte”.
A metà settembre, all’assemblea di Rimini, l’Anef ha mandato segnali a Roma, dove però ora non ci sono interlocutori: “Siamo aziende energivore – sottolinea Ghezzi – Cosa chiediamo? Soluzioni strutturali e non improntate alla contingenza. Non siamo solo società impiantistiche: siamo presidi per la montagna, a capo di una filiera che crea economia. Se chiudono gli impianti, chiude tutto l’indotto”.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2022-10-09 22:03:53 ,www.repubblica.it