Se gli aggettivi che descrivono l’attrezzatura ideale sono tecnico, adeguato, comodo e leggero, tra gli oggetti da includere ci sono: maglia termica, pile, pantaloni, scarponcini (a caviglia alta) e bastoncini da trekking per la discesa, cibo, un anti-vento, un cambio, acqua, sali minerali, mini kit di soccorso, torcia, occhiali e crema solare, oltre a qualcosa di utile per orientarsi come una mappa o un sistema gps.
Gli errori da non fare e i rischi più frequenti
Oltre alla fase preparatoria, per un’escursione in sicurezza è ovviamente importante anche sapere che cosa fare e che cosa non fare durante la giornata stessa. Partire di buon’ora e fare un pasto nutriente e ben digeribile è già un buon inizio, a cui si suggerisce di dare seguito mantenendo un passo regolare e costante durante la camminata, tarando bene le forze, l’alimentazione, l’idratazione e l’abbigliamento. Insomma, in una frase, ascoltare attentamente il proprio corpo.
Uno degli errori più frequenti che vengono compiuti – al di là dell’allontanarsi dal sentiero principale, anziché seguirlo – è rifiutarsi di rinunciare. Se non ci si sente in adeguata forma, si è fatto tardi, si teme di essersi persi, se il tempo peggiora sconfessando le previsioni o semplicemente se qualcosa non sta andando come previsto, tornare indietro è sempre un’opzione. Anzi, a volte è proprio la migliore delle opzioni. Anche se può costare una ferita nell’orgoglio o una piccola delusione personale, meglio ripiegare in sicurezza che andare incontro a problemi d’altro genere. Lo stesso vale anche per la chiamata dei soccorsi: se ci si trova in difficoltà, meglio non esitare, chiedendo aiuto per sé o per altri prima di trovarsi in condizioni critiche come nel buio della notte, completamente disorientati o in condizioni fisiche precarie.
Tra le cause principali che stanno all’origine degli incidenti in montagna non ci sono solo gli ovvi temporali e fulmini, ma per esempio la nebbia, che è uno dei pericoli più sottovalutati sia perché può compromettere l’equilibrio sia perché facilmente provoca la perdita dell’orientamento. A questo si aggiungono i già citati limiti fisici, che soprattutto le persone poco allenate tendono a dimenticare, e gli infortuni arrivati durante l’escursione stessa, che possono essere pericolosi soprattutto se si è soli e privi di sistemi di comunicazione e segnalazione. Come ha drammaticamente ricordato l’incidente della Marmolada, c’è poi tutto il filone delle valanghe, dei crolli dei saracchi di giaccio, delle slavine, degli smottamenti e così via, che possono rappresentare una minaccia anche in giornate apparentemente perfette per un’escursione e con ottime condizioni meteorologiche. Anche il caldo, oltre al freddo, può essere decisamente un nemico delle escursioni in montagna, a maggiore ragione in periodi di temperature record o in un momento storico come quello attuale in cui le temperature si fanno sempre più alte.
Ulteriori possibili rischi sono il cosiddetto mal di montagna (un mancato adattamento all’alta quota) che può provocare mal di testa, difficoltà respiratorie, vertigini, nausea, vomito e stati confusionali, ma anche il morso di una vipera, le insolazioni, i colpi di calore o di sole e anche la disidratazione. Nulla di sorprendente, ma magari dimenticato. D’altronde, come recita un breve proverbio attribuito agli indiani Cheyenne, un pericolo previsto è evitato a metà.
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di Gianluca Dotti www.wired.it 2022-07-07 05:10:00 ,