La cover dello smartphone di Kikka è stata restituita, riapparsa nello stesso posto in cui giorni prima era stata trafugata: poco lontano dalle foto sorridenti di quella famiglia di Torre Annunziata spazzata via da una tragedia che grida ancora giustizia. E’ stata riportata nella cappella di famiglia dove la piccola riposa insieme ai genitori e al fratellino Salvatore probabilmente dalle stesse persone che precedentemente avevano fatto razzia dei ricordi della famiglia rimasta sepolta sotto il crollo della Rampa Nunziata, avvenuto in una calda e terrificante alba di mezza estate di 5 anni fa. Un atto di pentimento degli sciacalli, capaci di mettere le mani sugli unici ricordi della famiglia Guida. Sulla lapide della piccola c’è di nuovo la pellicola del telefonino, uno dei pochi oggetti venuti fuori da quella tomba di cemento e polvere in cui si era trasformata la abitazione, nel cuore di Torre Annunziata. E’ stata rimessa al suo posto e la scoperta è stata fatta dai familiari della bimba. Un furto avvenuto qualche ora dopo quello del joystick del fratellino di Kikka, Salvatore, che invece non è stato ancora restituito. I parenti deli morti del crollo di Rampa Nunziante nei giorni scorsi avevano denunciato la scomparsa di alcuni effetti personali portati via dalla cappella dove riposa l’intera famiglia uccisa nella strage del 7 luglio. Ad essere trafugato era stato prima il joystick di Salvatore Guida e, successivamente, la cover dello smartphone della sorella. Oggetti, ricordi spariti nel nulla. Ieri mattina all’alba della domenica delle palme, una piacevole scoperta: alcuni parenti si sono recati al cimitero di Torre Annunziata per portare il saluto ai propri cari e hanno ritrovato la cover al suo posto, poco distante dal volto sorridente di Kikka. Ora rilanciano l’appello augurandosi che venga restituito anche il gioco del piccolo Salvatore. Episodi assurdi, gesti ignobili che avevano indignato l’intera comunità nelle scorse settimane. Dopo la denuncia pubblica dei familiari di Kikka e del piccolo Salvatore, la decisione inevitabile di bloccare l’accesso all’edificio funebre. Troppi i raid, nuove ferite difficili da rimarginare. Un dolore tanto grande da spingere la famiglia a decidere di chiudere la cappella rimasta per anni aperta al pubblico per consentire alla città di omaggiare con una preghiera o un fiore la famiglia spazzata via dalle macerie.
LEGGI TUTTO
di Giovanna Salvati
www.metropolisweb.it
2022-04-11 07:00:55 ,