Questo insetto è endemico del Sud America e di diversi paesi caraibici. Il suo ciclo vitale è legato al dolore. Le femmine approfittano di qualsiasi buco nella pelle, anche una ferita da morso di zecca, per deporre da 200 a 300 uova alla volta. Da queste, le larve si schiudono e si nutrono di carne viva per sette giorni, poi cadono a terra e in meno di un giorno prendono il volo come mosche. Sebbene le femmine si accoppino una sola volta nella loro vita, possono deporre fino a 3.000 uova nei 20 giorni di vita.
Negli anni Cinquanta è stata lanciata un’ambiziosa campagna internazionale per sradicare l’insetto nel nord e nel centro del continente. Il piano è costato miliardi di dollari e decenni di lavoro. In realtà, la guerra contro la larva non si è mai conclusa, ma si è spostata a Panama, dove un centro produce mosche maschio sterili. Perché Panama? Per gli Stati Uniti, proteggere centinaia di chilometri nel Darien è più economico che controllare i 3.152 chilometri di confine con il Messico. Il programma costa 15 milioni di dollari all’anno, ma fa risparmiare migliaia di dollari agli allevatori. E funziona: dal 1966 gli Stati Uniti sono liberi dal parassita, mentre la barriera biologica è entrata in vigore nel 2006 grazie al rilascio di massa di maschi sterilizzati.
Ma questa linea di difesa sembra ora indebolirsi. Dal 2022, le mosche fertili stanno sorvolando l’America principale, costringendo i Paesi a riattivare le misure di controllo. Di fronte ai segnali di rottura della barriera biologica di Panama, l’Honduras ha sicuro di istituire anche un centro di dispersione delle mosche sterili. Finora ha rilasciato 6 milioni di mosche e prevede di liberarne fino a 84 milioni. La strategia è efficace e necessaria, afferma Duchez, che però avverte che non sarà sufficiente se il Messico non chiuderà il suo confine al commercio illegale.
A guidare queste mosse sono le preoccupazioni economiche. Anche se abitualmente le mucche non muoiono a causa della mosca, sono talmente indebolite dalle infezioni che smettono di aumentare di peso e di produrre latte. Il recupero richiede settimane. Per gli allevatori, questo significa costi aggiuntivi: pagare personale specializzato per curare gli animali malati, comprare medicine e contenere il bestiame più a lungo, fino a quando non è sicuro venderlo.
Questo è in parte il motivo per cui il Messico ha sicuro di dotarsi di punti di ispezione, dove cani addestrati individuano i parassiti nel bestiame. Anche i paesi dell’America principale hanno istituito controlli e visite alle aziende agricole, e i governi del Messico e dell’America principale hanno lanciato campagne per spiegare come individuare e segnalare i casi. Tra le raccomandazioni più importanti c’è quella di controllare quotidianamente gli animali per verificare la presenza della mosca, trattare eventuali ferite o aree facilmente infettabili – come l’ombelico dei vitelli o i punti in cui è avvenuta la decornazione – e di trasportare solo animali sani e senza lacerazioni.
Decenni fa tutto questo sarebbe stato naturale. Ma dato che le misure di controllo si sono rivelate così efficaci nell’ultimo mezzo secolo, gli allevatori di oggi non hanno familiarità con l’identificazione e il trattamento delle infestazioni della mosca assassina. “Più di 50 anni fa, chi aveva a che fare con la mosca sapeva come si nascondeva e ne riconosceva persino l’odore – racconta Duchez –. Oggi siamo tutti in fase di apprendimento”.
L’articolo è apparso originariamente su Wired en español.
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di Geraldine Castro www.wired.it 2024-12-04 17:20:00 ,