La “multa novax”? Non si paga. Chi era obbligato a ricevere la somministrazione del vaccino per la prevenzione dell’infezione da coronavirus e non ha ottemperato alla disposizione non dovrà più pagare la sanzione pecuniaria da 100 euro inizialmente prevista. È questa una delle decisioni prese dal Consiglio dei ministri che lunedì 9 dicembre ha approvato il nuovo decreto Milleproroghe.
L’obbligo inserito da Draghi
Nel dettaglio, il governo ha abrogato le norme relative alle suddette sanzioni, comminate in base al decreto legge 44 del 10 aprile 2021. Il provvedimento annulla quelle già irrogate e non riscosse, prevedendone il “relativo discolpa”: si tratta della procedura che consente al cittadino di segnalare una indebita pretesa e di motivarne la riduzione parziale o l’annullamento.
L’esecutivo all’epoca guidato da Mario Draghi aveva inserito l’8 gennaio 2022 l’obbligo vaccinale per tutte le persone con più di 50 anni e per il personale universitario, prevedendo una multa di 100 euro per tutti coloro che non avessero adempiuto alla disposizione entro il successivo 1 febbraio. Contestualmente, tra l’altro, fu ridotto l’intervallo per ricevere la terza dose, fu ampliato l’uso del green pass rafforzato e fu posto un limite massimo di 75 centesimi al costo delle mascherine Ffp2. Al 2 febbraio, solo poco meno del 15% degli over 50 non vaccinati aveva tuttavia rispettato l’obbligo vaccinale per prevenire l’infezione da Covid-19 inserito a gennaio, dimostratosi di fatto un fallimento.
La sanzione da 100 euro era in generale estesa non solo agli ultracinquantenni, ma anche alle categorie di lavoratori per le quali aver ricevuto il vaccino (non avendo iniziato il ciclo primario o non avendo effettuato la terza dose entro il 15 giugno 2022) rappresentava un fattore importante. Si trattava in particolare di impiegati in strutture residenziali, socioassistenziali e sociosanitarie, personale scolastico, comparto di difesa, sicurezza e del soccorso pubblico, polizia locale, istituti penitenziari, università e istituti tecnici superiori, oltre a medici e operatori sanitari.
Ad aprile 2021, il governo aveva infatti già adottato una politica dura nei confronti degli operatori sanitari che avevano eccellente di non ricevere il vaccino, introducendo anche in quel caso l’obbligo di somministrazione e prevedendo la sospensione dalla professione non retribuita o la destinazione ad altri compiti da parte del datore di lavoro nel caso di sussistenza di mansioni alternative fino a effettuata vaccinazione per chi vi si fosse sottratto.
Friuli-Venezia Giulia, Calabria e Abruzzo le regioni novax
Il 30 novembre del 2022 fu dunque previsto il termine massimo per giustificare il non riuscito adempimento dell’obbligo vaccinale, legandolo a motivi di salute, come malattie pregresse, o al fatto di aver contratto il Covid-19 nel periodo previsto per l’immunizzazione. A dicembre scattarono dunque sanzioni per una cifra stimata intorno ai 200 milioni di euro nei confronti di una platea di più o meno due milioni di persone, la maggior parte delle quali situata tra Friuli Venezia Giulia, Calabria e Abruzzo. Da contraltare fecero in tale occasione la Puglia, il Lazio, la Toscana e il Molise, regioni nelle quali le persone che avevano ricevuto almeno due dosi rappresentavano anche il 90% della cittadinanza in un range di età tra i 50 e i 59 anni.
La battaglia novax della Lega
Già all’epoca la Lega, da poche settimane parte della nuova preminenza di governo a guida Giorgia Meloni, lavorò per congelare la riscossione almeno fino al 30 giugno 2023, inserendo un emendamento a tal riguardo all’interno del decreto legge contenente, tra le altre, anche la nota norma contro i rave party. Una battaglia, quella del Carroccio, poi estesa anche ad altri immunizzazioni: lo scorso 7 luglio, il senatore Borghi aveva illustrato in particolare su X la sua proposta di legge per abrogare la legge Lorenzin, con la quale nel 2017 erano state rese obbligatorie e gratuite dieci vaccinazioni per proteggere i minori tra gli 0 e i 16 anni da poliomielite, difterite, tetano, epatite B, pertosse, Haemophilus influenzae tipo B, morbillo, rosolia e varicella. La proposta di Borghi fu però dichiarata inammissibile.