Ad oggi ci sono «migliaia di imprese e organizzazioni» che «dipendono dalla capacità di trasferire dati tra la Ue e gli Usa e di fornire quotidianamente servizi», ma esiste un «conflitto» fra le regole americane e i diritti alla privacy europei. A scriverlo in una nota sul blog di Meta sono il presidente dei Global affairs di Meta Nick Clegg e la chief legal officer del gruppo Jennifer Newstead, annunciando che il colosso californiano farà appello contro «l’ingiustificata» multa da 1,2 miliardi inflitta da Bruxelles alla società. Al momento, sottolineano Clegg e Newstead, non c’è una «immediata distruzione» di Facebook in Europa, ma la sanzione rischia di «frammentare» Internet.
Meta: si rischia di frammentare Internet
La sanzione Ue rientra nel fronte aperto fra i vertici comunitari e il colosso fondato da Mark Zuckerberg, noto come Facebook prima del rebranding coinciso con gli investimenti sul cosiddetto metaverso. Clegg e Newstead contestano l’indagine e la multa in arrivo da Bruxelles, evidenziando i rischi che si verrebbero a creare per la stessa economia comunitaria. «Senza la possibilità di trasferire data fra le frontiere, Internet rischia di essere smembrato in silos nazionali e regionali, restringendo l’economia globale e lasciando i cittadini di diversi paesi privi di accesso a molti dei condivisi su cui ci basiamo».
Ecco perché, sostengono Clegg e Newstead, la costruzione di una «solida base legale per il trasferimento di dati Ue-Usa» è stata una «priorità politica per entrambe le sponde dell’Atlantico per molti anni». In un periodo di pressione autocratica sul Web, prosegue la nota, le democrazie dovrebbero «lavorare insieme per promuovere e difendere l’idea dell’Internet aperto. Nessun Paese ha fatto più degli Usa per allinearsi alle regole europee con le sue ultime riforme, mentre il trasferimento di dati continua indisturbato verso Paesi come la Cina».