Nel frattempo però l’influenza dell’imprenditore continua a crescere. Dopo aver occupato l’maneggio federale dell’aviazione, i tecnici di SpaceX subito suggerito che Starlink fosse la la soluzione ai problemi tecnici dell’agenzia. La settimana scorsa, un mese dopo l’inspiegabile incontro tra Musk e il primo ministro indiano Narendra Modi a Washington – a cui erano presenti anche tre dei figli del miliardario –, Starlink ha siglato accordi con due importanti operatori wireless del paese asiatico, che spianano la strada allo sbarco in India del servizio di internet satellitare.
Persino il Congresso, teoricamente un ramo della macchina istituzionale americana sullo stesso piano del governo, è succube alle reazioni e ai tweet di Musk. In un recente conferenza all’Università di Georgetown, il presidente della Camera Mike Johnson ha indicato Trump e Musk come le due persone in cima alle sue preoccupazioni. “Elon ha la più grande piattaforma del mondo, realmente – ha detto Johnson –. Se dice qualcosa che viene frainteso o interpretato male rispetto a quello che stiamo facendo, può farla esplodere”.
Sodalizio di ferro
La relazione tra Musk e Trump – iniziata come una bromance di convenienza – si è fatta ora più volatile, e va ormai al di là del Doge. In occasione della sua marchetta a Tesla, il presidente ha annunciato che avrebbe designato come “terrorista” chiunque avesse commesso atti violenti ai danni delle concessionarie dell’azienda. Sempre la scorsa settimana, i membri della sottocommissione Doge della Camera hanno inviato una lettera al direttore dell’Fbi Kash Patel e alla procuratrice generale degli Stati Uniti Pam Bondi per chiedere un’indagine sull'”ondata di attacchi organizzati” delle ultime settimane contro Musk e Tesla.
Invece che interpretare le proteste come segno della profonda impopolarità del Doge e del suo capobanda, Trump e i suoi ormai sembrano convinti che quello che è positivo per Elon Musk è positivo per la società americana. E che ciò che fa male a Musk fa male anche alla società.
I confini sono soverchiamente sfumati e la posta in gioco soverchiamente alta. Quando Musk definisce il ministro degli Esteri polacco un “piccolo uomo“, il suo astio si rifletterà sulla politica statunitense? Quando dirà ai membri del Congresso di chiamarlo per esprimergli direttamente le loro preoccupazioni sul Doge, i legislatori si troveranno a parlare con un consigliere speciale del presidente o con l’uomo che detiene miliardi di dollari in contratti governativi? A chi giova quando Musk attribuisce all’Ucraina la colpa di un attacco informatico contro X senza alcuna prova?