“Oh, certo, è piuttosto diffuso. Posso parlare solo in merito all’Occidente quindi, per come lo intendo io, è certamente diffuso in America e in Europa occidentale. Non so se in Giappone, in Cina o in Africa ragionino in questo modo. L’America ha sempre avuto a che fare con la crescita, la colonizzazione, il dominio, l’estrazione e la fuga. Non si tratta quindi di una caratteristica esclusiva della classe dei miliardari tech. Però, ritengo che a rendere speciale questo gruppo sia il fatto che credono davvero di poterlo fare. Anche ai vecchi tempi miliardari come William Randolph Hearst o Howard Hughes potevano costruire un castello da qualche parte e difenderlo da qualsiasi cosa, ma non credevano necessariamente di dover distruggere necessariamente il mondo per farlo. Anche Alessandro Magno o Giulio Cesare dominavano il mondo ma non lo distruggevano a questo scopo. Questi nuovi miliardari, al contrario, credono di doversi lasciare alle spalle il mondo reale. Sono un po’ come un’intelligenza artificiale, in fin dei conti. Un’IA non è nel mondo reale, giusto? L’Ai elabora scenari basati su ciò che la gente ha detto nel passato. È come se questi miliardari cercassero di abbandonare il mondo materiale per passare a quello successivo. Ma questa mentalità, questo mindset, appunto, è decisamente diffuso. Questo è il motivo per cui ho scritto questo libro.
Un passaggio del tuo libro che mi ha colpito particolarmente è quando dici che per queste persone il presente è una forma di ostacolo verso qualcosa di più importante, ancora da costruire. Mi sembra terrificante.
“In parte, c’è questa idea di ‘altruismo efficace’, una sorta di filosofia in cui credono personaggi come Thiel, Musk e tutti quelli che sostengono che un giorno, in futuro, ci saranno trilioni di cyborg post-umani, creature artificiali e intelligenti sparse per la galassia. In quest’ottica, la salute e la felicità degli 8 miliardi di persone che vivono oggi, scompaiono in confronto alla quantità di gioia e felicità che queste moltitudini sperimenteranno più in là. Quindi va bene sacrificare i noi di oggi per raggiungere quel futuro. Queste persone vedono gli esseri umani nel nostro stato attuale, gli 8 miliardi di noi, come lo stadio larvale dell’essere. Siamo come piccoli vermi sulla terra. Ciò cui fanno riferimento è in realtà lo stadio successivo, come i Pokemon dopo che si sono evoluti. Quindi, se il mondo in cui ci troviamo io, tu e tutti noi è inteso come il primo stadio di una grande nave a razzo che sta decollando, bisogna far cadere il primo stadio in modo che gli astronauti possano continuare il loro viaggio. In quest’ottica, le masse sono il materiale per la creazione di denaro tramite i social network. Questo altro non è che, ancora una volta, il modo in cui le masse sono state viste dai dittatori fin dall’inizio della storia dei dittatori, ecco cosa siamo. E ognuno di loro ha la propria versione di questo concetto. Anche se a un certo livello pensano di aiutare davvero l’umanità, non si tratta dell’umanità di oggi. Per questo che non ho ancora firmato la lettera in favore di un pausa nello sviluppo dell’intelligenza artificiale (quella, molto criticata, del Future of Life Institute, nda) perché le persone che la stanno proponendo sembrano più preoccupate di alcuni rischi esistenziali per la loro visione futura. E sembra che stiano ancora ignorando i rischi reali e attuali per le persone già vulnerabili oggi”.
La lettera mi sembra un capolavoro di “lungotermismo”, che mette da parte reali problemi in favore di scenari assolutamente speculativi. Gli sviluppi più recenti nell’ambito dell’intelligenza artificiale, penso ad esempio al successo di ChatGPT, richiedono una critica diversa?
“Ci sono due campi molto diversi nel mondo della critica alla tecnologia e uno di questi, quello a cui generalmente appartengo, è più orientato alla giustizia sociale. Guardate come questi algoritmi mettono in prigione i neri più dei bianchi. Guardate come questi sistemi stanno ulteriormente esautorando i poveri. Guardate come sono distorti in questo o quell’altro modo. È così che sono stato cresciuto, con Neil Postman, Karl Marx e Bertolt Brecht. C’è poi un altro gruppo con cui ho sempre avuto problemi, dove troviamo Tristan Harris, Rebel Wisdom e le persone che guardano alle grandi meta-crisi del futuro dell’umanità. E mi sembra si tratti sempre di uomini bianchi dell’industria tecnologica che ci dicono di saperne di più di noi e che vogliono riqualificare gli esseri umani, o migliorare l’umano”.
“È per questo che ho scritto un intero libro intitolato Presente continuo. Quando tutto accade ora e l’argomentazione, che è stata per altro ampiamente ridicolizzata all’epoca, nel 2013, quando ho scritto il libro era esattamente ‘possiamo fare una pausa? Potete fermarvi per riflettere su ciò che state facendo come società? Possiamo fare una pausa e guardare a come stiamo costruendo la tecnologia?’. Quindi l’impulso di quella lettera mi trova generalmente d’accordo, ma alcuni aspetti specifici non li capisco. Quindi non ho potuto firmare. Non capisco sinceramente cosa si intenda per mettere in pausa la tecnologia in questa fase di ChatGPT. È come se mettessimo in pausa i social media in questa fase evoutiva di Facebook. Che cosa significa? Non la firmo perché non sono d’accordo. Non la firmo ancora perché mi sto soffermando a capire cosa significhi davvero”.
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di www.wired.it 2023-04-30 05:00:00 ,