di Luca Nardi
Tra le tante possibili catastrofi naturali, gli impatti da asteroide sono forse quelle più trascurate. Se un impatto come quello di Chicxulub, che ha spazzato via quasi del tutto i dinosauri, può essere troppo lontano nel tempo per indurci quel senso di allarme necessario a pensare strategie di difesa, altri celebri eventi a noi più vicini dovrebbero quantomeno metterci la pulce nell’orecchio. Uno su tutti, l’evento di Čeljabinsk del febbraio 2013, in cui la frammentazione in atmosfera di un corpo di circa 15 metri di diametro causò danni a 7000 edifici con conseguenti 1.500 feriti. Un parziale assaggio di cosa questi sassi spaziali possono causare, se si mettono sulla traiettoria sbagliata.
Sulla scia di questa presa di coscienza, le agenzie spaziali si stanno organizzando: così è nata la missione Dart della Nasa, una sonda spaziale che avrà il compito di schiantarsi contro un asteroide per sperimentare quanto sia possibile deviarne la traiettoria se lo scoprissimo in rotta di collisione con la Terra. Il lancio è in programma per mercoledì 24 novembre e l’asteroide obiettivo è Dimorphos, il piccolo satellite di Didymos, uno dei near-Earth asteroids (asteroidi vicini alla Terra) classificati come potenzialmente pericolosi per il futuro.
L’obiettivo di Dart
Dart è un cosiddetto impattore cinetico, una sonda il cui scopo principale è quello di modificare l’orbita di un asteroide così da evitare che, lungo la sua traiettoria, questo incontri il nostro pianeta. “Trattandosi del primo test di deviazione asteroidale, siamo interessati a misurare con grande precisione quanto effettivamente siamo in grado di deviare un piccolo corpo celeste e Dimorphos è l’obiettivo più semplice per ottenere il risultato”, dice Elisabetta Dotto, ricercatrice all’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e coordinatrice del team della missione.
“Dimorphos fa infatti parte di un sistema binario, formato cioè da due asteroidi: si è calcolato che Dart possa modificare il periodo orbitale di Dimorphos attorno al compagno Didymos di circa 10 minutima, trattandosi appunto del primo esperimento di questo tipo, molto dipenderà da quello che scopriremo sulla sua capacità di assorbire l’urto”. Quando un asteroide arriva, infatti, il tempo stringe, e occorre quindi essere sicuri che la tecnica per deviarlo dalla sua orbita sortisca fino in fondo l’effetto desiderato: la composizione di un asteroide, la sua densità e struttura interna, i suoi parametri orbitali sono tutti fattori che influiscono sulla scelta della giusta tecnica progettata su misura per quello specifico asteroide.
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www.wired.it
2021-11-20 06:00:00