di Luigi Mastrodonato
Nella parte sui diritti lgbt+ si ammonisce dinon dare per scontato l’orientamento sessuale delle persone e tra le altre cose si ricorda di riferirsi alle persone transessuali con il pronome con cui si identificano, di includere le unioni tra persone dello stesso sesso nei discorsi sulla famiglia e di superare suffissi obsoleti come “ladies and gentlemen”. Il capitolo sulle differenze etniche ma anche culturali ricorda che l’Unione europea si fonda sulla diversità e che questa diversità deve essere considerata nell’organizzazione di eventi istituzionali e non solo, offrendo rappresentazione a tutte le sfaccettature esistenti in termini di stili di vita, usanze, tradizioni. I capitoli sulla disabilità e sull’età chiedono invece di non parlare di disabili e anziani ma di persone con disabilità e persone anziane.
Nessun attacco al Natale ma la Commissione fa dietrofront
“Maria. Giuseppe. Viva il Natale. Sperando che in Europa nessuno si offenda…”, ha twittato nelle scorse ore Matteo Salvini, leader della Lega. “Ora basta, la nostra storia e la nostra identità non si cancellano”, ha tuonato la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. “Rispetto per le radici cristiane dell’Europa”, il commento di Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia. È stata una levata di scudi collettiva e senza esclusioni quella del centrodestra italiano contro il documento interno della Commissione sull’inclusività, nella parte relativa alle tradizioni religiose. Che si è poi allargata, visto che anche esponenti politici come Matteo Renzi (Italia Viva) e Carlo Calenda (Azione) hanno alzato la voce contro Bruxelles.
Il testo invita a non dare per scontato che tutti siano cristiani e ricorda che non tutti festeggiano le feste cristiane o comunque possono farlo in date diverse. “Siate sensibili al fatto che le persone hanno diverse tradizioni religiose e calendari”, recita il documento, che in nessuna parte fa riferimento alla cancellazione del Natale, semmai ricorda indirettamente come ci siano anche altre tradizioni da non lasciare indietro.
Nulla di strano, se si pensa che in Europa risiedono, per esempio, un milione e mezzo di persone di fede ebraica e 25 milioni di persone di religione musulmana. Il documento della Commissione europea chiede poi di non usare solo nomi cristiani quando c’è da fare degli esempi, e di non identificare certi periodi dell’anno in chiave esclusivamente cristiana. Quindi, anziché dire periodo natalizio, suggerisce di usare periodo di festività visto che, appunto, per molti il Natale non ha significato. Piccole accortezze lessicali molto lontane da quell’attacco alle tradizioni cristiane e all’identità nostrana urlato dalla galassia sovranista, anche perché riferite alla comunicazione interna e non al mondo di fuori.
Alla fine la Commissione europea ha però deciso di tornare indietro, per fermare le polemiche esplose nelle ultime ore. “Non è un documento maturo e non soddisfa tutti gli standard di qualità della Commissione. Le linee guida richiedono chiaramente più lavoro. Ritiro quindi le linee guida e lavorerò ulteriormente su questo documento”, ha dichiarato la commissaria Helena Dalli. Tra le fila del centrodestra è esplosa la festa, come se davvero fosse stato salvato all’ultimo il Natale e i valori che si porta dietro. Che invece non sono mai stati sotto attacco, se non da quella cronaca quotidiana di muri, respingimenti e (dis)accoglienza portata avanti da chi ora vuole ergersi a paladino del 25 dicembre.
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2021-11-30 14:31:49