Aleksej Navalnyj lo aveva capito fin da subito. Sarebbe deceduto in carcere sepolto in una tomba senza nome. Ma non per questo ha mai pensato di arrendersi. Anzi, nelle pagine del suo memoir Patriot, di cui sono state pubblicate alcune anticipazioni su The New Yorker e The Times, l’ex principale oppositore di Vladimir Putin rivela di aver accettato il suo destino fin dall’inizio della sua prigionia, durata oltre 900 giorni. “Mi sono rassegnato e ho accettato“, scrive Navalny in un passaggio datato 26 marzo 2022, un mese dopo la condanna a 9 anni di carcere duro per frode e oltraggio alla corte. “Passerò il resto della mia vita in prigione e morirò qui. Non ci sarà nessuno a cui dire separazione“, confida l’attivista anti-corruzione, consapevole che “anche se tutto inizia a crollare, mi faranno fuori al primo segnale di collasso del regime“.
Eppure, nonostante la lucida consapevolezza del suo destino, Navalny non ha mai perso la speranza e la tentazione di lottare. “Il mio approccio alla situazione non è certo di passività contemplativa. Sto cercando di fare tutto il possibile da qui per porre fine all’autoritarismo (o, più umilmente, per contribuire a porvi fine)“, scrive il 22 marzo 2022, poche settimane prima di essere trasferito in un durissimo penitenziario a regime speciale nell’Artico siberiano.
Il carcere nell’Artico
È proprio dal gulag di Melekhovo, a 260 chilometri a est di Mosca, che Navalny ha continuato a scrivere il suo diario-memoir, tra condizioni sempre più dure e un isolamento quasi totale. “Qui hai bisogno di un elefante. Un elefante caldo o addirittura arrostito. Se tagli la pancia di un elefante a mala pena arrostito e ci strisci dentro, puoi scaldarti per un po’. Ma dove lo prendo un elefante caldo e arrostito a Yamal, soprattutto alle 6:30 del mattino?“, ironizza il dissidente nel racconto della sua prigionia sopra il Circolo polare artico, dove le temperature scendono fino a -30°C.
È proprio l’ironia, insieme alla fede e all’amore per la moglie Yulia e i figli, a dare a Navalny la forza di resistere e di non farsi spezzare dalla durezza del carcere. “Non ho sentimenti di solitudine, abbandono o isolazione. Il mio umore è ottimo e abbastanza natalizio“, scrive il 31 dicembre 2023, a pochi mesi dalla morte. E ancora: “Ringrazio mia moglie per esserci sempre stata per me!“.
Leggi tutto su www.wired.it
di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-10-14 09:01:00 ,