Sostenitori degli aiuti all’Ucraina e fautori di un pacifismo gradito al Cremlino si sono trovati fianco a fianco: una piazza piena di contraddizioni
La tendenza a usare le Europee per regolare i conti interni sembra, di nuovo, difficile da arginare. Gran parte delle mosse di queste settimane rafforzano la sensazione. Perfino la solidarietà nei confronti di Aleksei Navalny, il dissidente lasciato morire, forse assassinato in un lager siberiano, si presenta gonfia di contraddizioni.
La manifestazione di ieri a Roma ha rispecchiato questa ambiguità, e il tentativo di usare in chiave nazionale le responsabilità di Vladimir Putin.
Sostenitori degli aiuti all’Ucraina e fautori di un pacifismo gradito al Cremlino si sono trovati fianco a fianco: chi per rivendicare una coerenza, chi per allontanare il sospetto di filoputinismo. Ma non è un caso isolato, benché sia quello che ha creato maggiore sdegno per alcune reazioni iniziali e assolutorie come quelle di esponenti della Lega.
Se si guarda alla diatriba che divide la maggioranza, ma anche sinistra e Movimento 5 Stelle, sul numero dei mandati ammessi dei presidenti di regione, il riflesso nazionale è vistoso. Idem le candidature delle e dei leader; e ancora, le polemiche sulle alleanze continentali. Per la Lega, non mettere un limite ai mandati significa disarmare almeno una parte della fronda interna dei potenti governatori del Nord contro il leader Matteo Salvini. Per Giorgia Meloni,…
Author: Massimo Franco
Data : 2024-02-19 21:02:55
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