La morte, le tasse, i gol di Jude Bellingham. Queste sono le certezze nell’inizio di stagione per i tifosi del Real Madrid. E l’unico che poteva aspettarselo, forse, era Carlo Ancelotti. Dopo la partenza di Benzema, il tecnico italiano aveva accarezzato il galattico Kylian Mbappé e invece si è ritrovato fra le mani l’operaio Joselu come unica opzione in mezzo all’attacco. “Il mio centravanti è lo spazio”, diceva Pep Guardiola qualche tempo fa. Davanti all’emergenza, la soluzione l’ha presa in prestito anche Carletto, al suo ultimo ballo sulla panchina del Bernabeu prima di prendersi il Brasile. Ma in un senso più concreto il suo centravanti è uno solo: proprio Bellingham. E sto bene così, dice Ancelotti. Vorremmo vedere il contrario.
I numeri di Bellingham
Il britannico, 20 anni compiuti a giugno, è arrivato in estate dal Borussia Dortmund per 103 milioni più ricchi bonus. Ha preso il 5, numero che a Madrid fa pensare subito alla fantasia di Zidane ma che nel calcio iberico marchia i mediani. Le statistiche, però, descrivono tutt’altro: Bellingham ha segnato cinque gol nelle prime quattro giornate della Liga. Meglio, nella storia del massimo campionato spagnolo, hanno fatto solo Cristiano Ronaldo, Zlatan Ibrahimovic e Cesc Fabregas. In Spagna lo trattano come l’erede perfetto del mitologico trio Casemiro-Kroos-Modric, ormai separato dal mercato e dall’età che avanza. “Ne mette insieme le migliori virtù”, scrivono i giornali. La verità è che nessuno di loro ha mai fatto ciò che sta facendo il giovane Jude. Ancelotti lo ha sistemato nel vertice alto del suo rombo, con il compito di far parlare il centrocampo con Vinicius Jr. e Rodrygo, che ali erano e tali rimangono. Dopo aver legato il gioco, il buco in mezzo lo occupa lui, e quando lo sfrutta si sente: le sue reti hanno portato al Madrid nove dei 12 punti in classifica (bottino pieno). L’ultima delle sue fatiche è stata anche la più rumorosa: il 2-1 al Getafe, che al 95’ ha evitato il primo stop stagionale sotto il nuovo tetto del Bernabeu.
Rumorosa anche perché un passo falso alla prima gara dei blancos senza la loro stella, l’infortunato Vinicius, per giunta un giorno dopo la chiusura del mercato, avrebbe gettato Valdebebas in un comprensibile sconforto. Ancelotti, che sa quanta pressione la stampa sappia mettere sulla abitazione bianca, ringrazia la sua intuizione: alle porte della pausa nazionali, con un gol Bellingham ha stracciato due settimane di editoriali sulla crisi in attacco. Continuerà la luna di miele, le notizie sul suo adattamento, i sorrisi e la sua fretta di imparare lo spagnolo.
“Un giocatore come una cattedrale”
Nella prima giornata, quando non ha deciso ma “solo” fissato il punteggio sul 2-0 contro l’Athletic, Bellingham si è comunque tolto due sfizi: primo, diventare il terzo madridista più giovane a segnare un gol in questo secolo (dopo Camavinga e Rodrygo, non ancora compiuti i 20 anni); secondo, regalarsi, con l’esultanza, un’istantanea che è già leggenda: fermo, braccia aperte a sfidare la curva di un San Mamés in preda alla furia. Sugli spalti, di fronte a lui, anche un tifoso rivale (studiato), che gli fa “due” con le dita, adattando il classico dito medio alla sua traduzione nella cultura britannica. C’è anche lui sulla copertina di Marca, che a Bellingham il benvenuto lo dà in un altro modo: “Un giocatore come una cattedrale”, scrivono. Il 5 sulle spalle è sempre lì, ma non pesa.